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Questo articolo è stato pubblicato il 29 settembre 2010 alle ore 08:01.
ROMA
Le città metropolitane europee protagoniste e motore della ripresa, in uno scenario dove i sistemi produttivi coincidono sempre di più con i grandi poli metropolitani da cui passa necessariamente lo sviluppo di un Paese. «Oggi 40 città-regione rappresentano il 40% dell'economia mondiale e il 90% dell'innovazione», esordisce Aurelio Regina, presidente dell'Unione industriali di Roma. «Basti pensare - continua - che nel 1990 rappresentavano il 13% della popolazione mondiale, entro il 2050 questa percentuale salirà al 70 per cento».
Domani e venerdì, Regina sarà a Lisbona al XXI Congresso Opce (l'organizzazione che riunisce le Confindustrie delle 12 principali capitali europee) e di cui la Uir è socio fondatore dal 1989.
Si prospetta uno scenario diverso rispetto all'anno scorso, quando il congresso annuale si concentrò sull'impatto della crisi nelle grandi metropoli. Nel 2010 il tema è "L'Europa e le sue imprese verso il nuovo paradigma economico mondiale": si discuterà di politiche comunitarie e di opportunità di crescita, specie per le pmi, in uno scenario dove la globalizzazione avanza e i Paesi emergenti tirano la ripresa.
Per gli industriali di Roma, come dirà Regina (è anche vice presidente esecutivo dell'Opce) di fronte alla platea degli imprenditori e dei politici riuniti a Lisbona, tre sono gli asset principali da implementare: potenziare le infrastrutture, una digitalizzazione capillare, lo snellimento della burocrazia, l'attuazione del federalismo fiscale, nella prospettiva di una riduzione della spesa pubblica improduttiva. Inoltre Regina, che parlerà il primo ottobre, subito dopo Antonio Mexia, presidente della Portuguese Energy Company, insisterà sul ruolo delle aree metropolitane: in Italia le 10 più grandi rappresentano un terzo del Paese in termini economici, concentrano il 36% del Pil e il 35% degli occupati.
«È nelle città metropolitane che occorre investire, perché sono al tempo stesso un luogo dove si concentrano i contrasti più evidenti e quello dove si costruisce l'avvenire». Le grandi aree metropolitane, grazie alla presenza di un capitale umano diversificato, di centri di ricerca, di economie, di un tessuto imprenditoriale forte e una domanda attenta alle novità «sono il luogo di incubazione di nuovi prodotti e di nuove opportunità».