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«Il ritardo dell'opera costa 53 milioni»

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Questo articolo è stato pubblicato il 29 settembre 2010 alle ore 10:49.

Cinquantatrè milioni e centottantatremila virgola cinquecentotrè euro. A tanto ammontano i costi dell'ultima esondazione del Seveso. Una cifra che supera abbondantemente quei 35 milioni di euro ritenuti necessari, da tecnici e politici, per costruire (o raddoppiare) quello scolmatore necessario a evitare disastri del genere. Ancora una volta i ritardi decisionali producono oneri pesanti per la società civile. Ostacoli sulla strada della modernizzazione del paese.

A stimare la spesa, con un approccio della cost-benefit analysis applicato agli effetti diretti e indiretti della mancata/ritardata realizzazione della infrastruttura, è stato Alessandro Marangoni, economista, ceo di Althesys strategic consultant. Il professore cura periodicamente un'analisi dei "costi del non fare", valorizzando economicamente oltre che dal punto di vista ambientale e sociale, gli effetti degli ostacoli ad impianti ed infrastrutture in Italia. «La valutazione – spiega – è improntata alla massima cautela e sottostima i costi. La somma ottenuta, 53,2 milioni di euro, è largamente superiore all'investimento per lo scolmatore».
Il conto è presto fatto. Il costo del blocco della MM3 è stimato in 24,7 milioni di euro (la cifra potrebbe essere leggermente inferiore: la linea ha riaperto lunedì sera, in anticipo rispetto alle previsioni iniziali). Si è stimato il tempo perso i in venti minuti per passeggero al giorno, considerando i tempi persi per i cambi metro-bus sostitutivi e per l'uso di mezzi privati. Altri 2 milioni di costo, poi, derivano dai danni alle attività commerciali e agli edifici della zona. Il Comune utilizzerà poi circa 500 addetti per 15 giorni per curare interventi di emergenza e pulitura, sgombero detriti, assistenza i cittadini: uno sforzo da 1,5 milioni di euro. Infine, bisogna considerare i danni al convoglio della MM3 e alle infrastrutture, che saranno quantificabili solo a consuntivo. La stima, prudente, si basa sul parere di alcuni esperti: 25 milioni di euro (l'ipotesi fino ad oggi circolate parlano di 40-70 milioni).

«Bisogna considerare, inoltre – aggiunge Marangoni – che tra i benefici dell'opera, oltre ai danni che avrebbe evitato, vi è una significativa ricaduta in termini di occupazione e indotto, stimabile in circa un terzo del valore dell'opera stessa, indicato in circa 35 milioni. Questo porterebbe la stima del costo del non fare a circa 65 milioni di euro. Si noti, inoltre – conclude il professore – che questi sono i conti relativi al solo allagamento del 18 settembre 2010; se si considerassero i diversi eventi avvenuti negli anni, i valori sarebbero largamente superiori».

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Tags Correlati: Alessandro Marangoni | Althesys strategic consultant | Città e comuni | Il professore |

 

Un ultimo capitolo riguarda i danni e i ritardi (si parla di sei mesi) relativi ai cantieri della MM5. La stima di massima dei costi considera solo il mancato tepo risparmiato dai viaggiatori per questo ritardo (non considera i danni al cantiere) ed è pari a quasi 376 milioni di euro.Inoltre, secondo alcune fonti, l'allagamento sarebbe in parte da imputare alla rottura di una condotta dell'acquedotto causata dai lavori per MM 5, oltre che all'esondazione del Seveso. Nel complesso, quindi, i costi del non fare lo scolmatore, potrebbero arrivare fino a oltre 440 ml €, considerati i soli costi di quest'ultima inondazione.
«Secondo alcune fonti – spiega Marangoni – l'allagamento sarebbe in parte da imputare alla rottura di una condotta dell'acquedotto causata dai lavori per MM 5, oltre che all'esondazione del Seveso. Se ciò fosse confermato, i danni alla Linea 5 del Metro in costruzione, di cui al punto 5, dovrebbero essere imputati solo in parte al "non fare" lo scolmatore.

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