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Questo articolo è stato pubblicato il 30 settembre 2010 alle ore 08:07.
Gennaro Mokbel poteva contare su alcune "talpe" nelle forze dell'ordine che, in cambio di mazzette, sostenevano l'associazione a delinquere guidata dall'affarista e informavano gli indagati sugli sviluppi dell'inchiesta. È l'ultima sorpresa dell'indagine della Procura di Roma sul riciclaggio di 2 miliardi di euro che ha coinvolto anche, per il profilo relativo all'evasione fiscale, gli ex vertici di Fastweb e Telecom Italia Sparkle in carica tra il 2003 e il 2007.
A mettere i magistrati sulle tracce delle "talpe" della banda sono state le rivelazioni di due indagati, Fabio Arigoni, e Augusto Murri. Oltre all'ufficiale della Guardia di finanza Luca Berriola, agli arresti domiciliari, sono coinvolti altri tre militari, tra cui il carabiniere della Dia Fabrizio Magi. Le rivelazioni dei due pentiti avrebbero aggravato la posizione di Mokbel e di Carlo Focarelli, la mente finanziaria della truffa. Intanto ieri l'ex ad di Fastweb, Stefano Parisi, anch'egli indagato, è stato ascoltato per alcune ore dai magistrati che sul contenuto dell'interrogatorio mantengono il massimo riserbo.
Da registrare, infine, un episodio di cronaca nera, forse collegato all'inchiesta. L'avvocato Piergiorgio Manca, difensore del commercialista Marco Iannili, uno degli indagati, è stato gambizzato ieri sera mentre si trovava nel suo studio in via Ruggero Fauro, a Roma. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri due uomini a bordo di uno scooter hanno raggiunto lo studio e dopo essere entrati hanno colpito il professionista ad una gamba con un'arma da fuoco.
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