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Questo articolo è stato pubblicato il 30 settembre 2010 alle ore 19:15.
Per ora è solo una brusca frenata, ma rischia di diventare uno stop - visti i tempi tecnici e la situazione politica - il rinvio al 14 ottobre della discussione in aula del ddl di riforma dell'università. Lo slittamento è stato deciso oggi dalla Conferenza dei capigruppo dopo l'appello rivolto ieri dal presidente dei deputati del Pd Dario Franceschini, al presidente della Camera, Gianfranco Fini, affinchè il dibattito sul provvedimento non venisse strozzato (i tempi inizialmente previsti, infatti, erano strettissimi: entro oggi la consegna degli emendamenti e ddl in aula il 4 ottobre).
Il ministro Mariastella Gelmini non ha preso bene la decisione e neanche i rettori. Uno spiraglio di speranza si apre, invece, per i ricercatori. Soddisfatta ovviamente l'opposizione.
«Sono rammaricata, ma rispetto qualunque scelta farà il Parlamento» ha commentato, visibilmente seccata, il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini. «Il governo - ha spiegato - più che proporre un testo di riforma e trovare le risorse altro non può fare. Per mesi mi sono sentita dire che non si possono fare le riforme senza risorse, che non si fanno le nozze coi fichi secchi. Oggi abbiamo la riforma e le risorse. Questo però pare non bastare». Il ministro ha anche messo sul tappeto una soluzione per la spinosa questione dei ricercatori: un concorso «di un congruo numero di posti» di associato all'anno nei prossimi 6 anni (a partire dal 2011) e la reintroduzione degli scatti stipendiali.
La partita interessa 25.683 ricercatori a tempo indeterminato, che per effetto del Ddl Gelmini rischiano di rimanere incastrati a vita in questo ruolo. Circa 10mila sono in protesta e hanno rifiutato di fare lezione, determinando di fatto lo slittamento delle attività didattiche in più di 40 atenei. Gli ultimi in ordine di tempo a rinviare le lezioni sono stati Bari e l'università della Basilicata.
L'appello del ministro è stato accolto dalla relatrice al Ddl Paola Frassinetti (Pdl) che ha annunciato anche l'arrivo di nuove risorse per rimpinguare il fondo per il merito, destinato agli studenti meritevoli. La soluzione su cui sta lavorando il governo passa per un piano di concorsi in 5-6 anni che faccia passare nei ruoli da associato 9-10mila ricercatori. L'auspicio di Frassinetti è approvare il provvedimento entro l'anno: «la riforma dell'università è necessaria», ha detto. «Valuteremo gli emendamenti», ha commentato dal Pd Manuela Ghizzoni, che chiede chiarezza sui fondi, perché, ha aggiunto, «c'è un grosso taglio da compensare sull'università e servono anche nuovi investimenti». Anche l'Udc accoglie con favore i nuovi termini per la discussione del ddl «nella speranza che le proposte emendative siano accolte e condivise».