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Bin Laden torna a parlare. Nel mirino stavolta non «gli infedeli», ma l'emergenza in Pakistan

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Questo articolo è stato pubblicato il 01 ottobre 2010 alle ore 15:44.

Osama bin Laden torna a farsi sentire. E lo fa ancora una volta con un messaggio audio che non ha come di consueto per oggetto la chiamata alle armi «contro gli infedeli», bensì un tema che ha catalizzato l'attenzione del mondo negli ultimi mesi: le inondazioni che hanno devastato il Pakistan e lasciato senza casa almeno cinque milioni di persone. Il nuovo messaggio audio del capo di al Qaeda distilla anche consigli agli agricoltori del Sudan, dove bin Laden abitò per diversi anni prima di viaggiare e insediarsi in Afghanistan. Il messaggio dura circa undici minuti ed è stato diffuso su diversi siti internet legati ad organizzazioni islamiche.

L'audio è accompagnato da un'immagine fissa del capo di Al Qaida e dalle foto delle persone alluvionate che ricevono soccorsi. Due giorni fa al Qaida aveva già rivolto dure critiche al governo del Pakistan per la gestione dell'emergenza causata dalle devastanti alluvioni di questa estate. Il portavoce dell'organizzazione terroristica, lo statunitense Adam Gadahn, aveva denunciato che la lenta risposta di Islamabad alla calamità naturale rappresentava la dimostrazione che i musulmani in Pakistan dovevano sollevarsi contro il governo e sostenere i fondamentalisti islamici.

Nove anni di messaggi sui media. Il messaggio audio attribuito ad Osama bin Laden, invece di lanciare proclami di guerra all'Occidente, invia un appello ai musulmani perchè diano il loro soccorso ai "fratelli" alluvionati in Pakistan. È il primo dallo scorso 25 marzo, ma l'ultimo di una lunga serie che ha cadenzato i nove anni seguiti agli attentati dell'11 settembre 2001. Il primo risale al 7 ottobre 2001 quando in un video, seduto con altri mujaheddin, 26 giorni dopo gli attentati di New York e Washington, disse: «Giuro su Dio che l'America non conoscerà più sicurezza finchè non la conoscerà anche la Palestina e finchè tutte le atee armate occidentali non avranno lasciato la Terra Santa». Quell'anno si espose con altri due video (13 e 29 dicembre). Poi due audio nel 2002, un audio e un video nel 2003 (un filmato in cui cammina in montagna con altri mujaheddin). Nel 2004 in un video di 18 minuti lancia un messaggio agli americani, dicendo di aver personalmente diretto l'11 settembre. Poi silenzio nel 2005 e due registrazioni audio nel 2006. L'ultimo video risale al 7 settembre 2007 con alcuni brevi spezzoni nuovi, che vengono ritenuti recenti e dunque prova che Osama è vivo. Nel messaggio si rivolge al «popolo americano» e minaccia un'intensificazione della lotta in Iraq. Da allora è aumentata la frequenza dei messaggi che sono solo audio, molti dei quali soltanto sul web: quattro nel 2007, tre nel 2008 ( fra cui minacce per le caricature di Maometto e proclama sui musulmani che non rinunceranno «nemmeno a un pollice della Palestina») e cinque nel 2009 (in uno accusa Obama di continuare la politica del predecessore Bush, in un altro rivolto agli americani, li mette in guardia dai neo-con, «ancora presenti alla casa Bianca»).

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Tags Correlati: Adam Gadahn | Al Qaeda | Khalid Sheikh | Osama bin Laden | Pakistan | Palestina | Stati Uniti d'America

 

Tre, finora, i messaggi audio lanciati nel 2010: uno il 24 gennaio (rivendica il fallito attentato di Natale con le «mutande bomba» sul volo Delta e minaccia nuovi attacchi), un altro il 29 dello stesso mese (invita a boicottare l'economia Usa e critica Obama per i cambiamenti climatici), l'ultimo il 25 marzo, quando minaccia l'uccisione di americani se verrà condannato a morte Khalid Sheikh Mohammed, considerato la «mente» degli attentati dell'11 settembre.

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