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Questo articolo è stato pubblicato il 01 ottobre 2010 alle ore 08:02.
NEW YORK. Dal nostro corrispondente
Siamo già al secondo cambio della guardia per Barack Obama: dopo Larry Summers, il suo potente consigliere economico, lascia anche Rahm Emanuel, il suo capo di gabinetto, l'eminenza grigia della Casa Bianca, uomo aggressivo, forse un po' troppo protagonista per il ruolo che deve svolgere il più diretto collaboratore del presidente. Lascia perché si candida a sindaco di Chicago, sua città natale.
L'annuncio è previsto per questa mattina, insieme a quello del successore. Secondo autorevoli indiscrezioni, il nuovo capo di gabinetto della Casa Bianca sarà Pete Rouse, silenzioso, efficace, rispettoso, tutto il contrario insomma del suo predecessore e certamente quello di cui ha bisogno Obama nella seconda metà del mandato, quando avrà a che fare con un'opposizione repubblicana sicuramente più forte (e forse in maggioranza alla Camera) e quando sarà impegnato in una campagna elettorale durissima. Presto si dimetterà anche il suo consigliere politico, David Axelroad, in questo caso però lascerà gli incarichi operativi alla Casa Bianca per tornare ad occuparsi a tempo pieno, insieme a David Plouffe, della difficile campagna per la rielezione del 2012.
Rouse darà un'impronta nuova alla gestione della Casa Bianca e alla proiezione dell'immagine presidenziale. Molto vicino al Presidente da sempre, da quando Obama arrivò al Senato, privo di esperienza washingtoniana. Rouse aveva lavorato da tempo nella stanza dei bottoni, ma era sconsociuto, come lo era del resto anche adesso, al grande pubblico. Era stato però uno dei più influenti consiglieri di Tom Daschle, il leader dei democratici al Senato. E aveva acquisito una tale importanza per la sua conoscenza dei dettagli tecnici del processo legislativo e una tale sensibilità nell'individuare umori, alleanze in divenire e sviluppi politici in Congresso da essersi conquistato fra gli addetti ai lavori – che invece lo conoscevano bene - il nomignolo di 101esimo senatore. Rouse è sempre stato, come si dice in gergo, "al suo posto"; più funzionario che politico, più intelligente osservatore che guitto. Anche in questi due anni alla Casa Bianca ha esercitato un ruolo di compensazione pragmatica alle uscite di Emanuel, a volte decisamente imbarazzanti. Una volta ad esempio, Emanuel quasi aggredì un deputato repubblicano negli spogliatoi della palestra della Camera, in mezzo ai fumi del bagno turco e con appena un asciugamano addosso, per essere stato troppo esplicito contro il piano di riforma sanitaria del Presidente. Emanuel abbandona perché vuole proseguire nel suo percorso politico e dunque punterà alla poltrona di sindaco di Chicago. Fino a ieri ha continuato a guidare gli incontri della mattinata, quelli delle 7.30 in cui si parla di strategia. Semper ieri però ha dato ai suoi colleghi e amici un nuovo numero di telefonino. E, come ci rivela il New York Times, il prefisso è 312, quello appunto di Chicago. Rouse invece, scapolo, grassottello e prudente, ha mantenuto per ora tutto invariato, proprio com'è nel suo carattere.