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Dubbi di D'Ambrosio sull'episodio del '95

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Questo articolo è stato pubblicato il 03 ottobre 2010 alle ore 08:04.

Gli inquirenti indagano a 360 gradi sulla presunta aggressione notturna nei confronti del direttore di Libero Maurizio Belpietro, ma crescono i punti interrogativi.


Lo sconosciuto che, armato di pistola (è ancora da capire se si trattasse di un'arma vera o di un giocattolo), si sarebbe nascosto dentro il palazzo in via Monte di Pietà a Milano, ha già un identikit realizzato dalla Digos di Milano: si tratterebbe di un uomo alto 1 e 80, sui 40 anni, dai lineamenti europei e la corporatura massiccia. In base alla ricostruzione effettuata dall'unico testimone, Alessandro N., capo della scorta di Belpietro, lo sconosciuto era vestito con una camicia simile alla divisa dei finanzieri.
Ma la dinamica dei fatti sembrerebbe agli inquirenti ancora strana, dato che lo sconosciuto sarebbe riuscito a sfuggire all'agente, che a un certo punto, come lui stesso racconta, ha rinunciato all'inseguimento all'interno del condominio per tornare a casa del direttore di Libero. Il presunto attentatore sarebbe quindi scappato superando prima un alto muro, dopo essere stato inseguito da tre colpi di pistola sparati su un battiscopa, su un muro e contro una vetrata. Poi sarebbe riuscito a percorrere rapidamente il giardino settecentesco ornato di piante, aprire uno spesso portone in legno e dileguarsi definitivamente dal condominio, lontano solo 200 metri dalla questura.


L'altro agente, in auto, non si sarebbe accorto di nulla, e i filmati delle telecamere allo studio della Questura e della Procura di Milano sembrerebbero per il momento non rivelare niente. Diverse le incongruenze da chiarire, tra cui il fatto che la pistola dello sconosciuto, inceppatasi di fronte all'agente, potrebbe essere una semiautomatica, solitamente non utilizzata da killer professionisti.
Proprio perché la dinamica deve ancora essere rivista nei particolari, gli inquirenti sentiranno ancora l'unico testimone, lo stesso direttore di Libero, ed eventualmente qualche vicino di casa che potrebbe essersi accorto di qualcosa. L'agente di scorta è molto esperto. Nel 1995, quando si occupava della protezione dell'allora procuratore aggiunto Gerardo D'Ambrosio in piena Mani pulite, fu protagonista di un altro tentativo di agguato. Quella volta Alessandro N. raccontò di aver visto un uomo armato di fucile, di cui si mise all'inseguimento, non riuscendo però a catturarlo. L'inchiesta contro ignoti che ne seguì non approdò a nulla, e venne archiviata. Anche D'Ambrosio ricorda quell'episodio, sottolineando che l'agente prendeva molto sul serio il lavoro, ma a quell'attentato fallito non ci ha mai creduto molto. Anche in quel caso l'agente era l'unico testimone.

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Tags Correlati: Alessandro N. | Digos | Gerardo D'Ambrosio | Giustizia | Maurizio Belpietro | Milano

 

Tutte le ipotesi insomma rimangono aperte e non si esclude nulla: dalla pista politica, al gesto di un folle o di un ladro, fino ad una interpretazione dell'accaduto un po' esasperata.

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