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Questo articolo è stato pubblicato il 04 ottobre 2010 alle ore 08:00.
PAGINA A CURA DI
Maria Adele Cerizza
Il business che vi ruota attorno resta immenso, come le cifre in gioco su scala globale che riguardano questo settore. Boschi e foreste ricoprono infatti la Terra per circa 39 milioni di chilometri quadrati (pari al 26% delle terre emerse), di cui poco più di 11 milioni sfruttati in forma industriale. Per l'Europa, che da tempo ha intrapreso la strada virtuosa della riforestazione, questa percentuale sale addirittura al 42% dei 10,18 milioni di chilometri quadrati della sua superficie.
La crisi economica mondiale ha tuttavia inferto duri colpi (la costruzione di case, maggiore voce di traino, è caduta fortemente soprattutto negli Usa), con un calo dei consumi dell'11% e 12% circa nell'ultimo biennio. Il giro d'affari globale del settore (dal legname vero e proprio ai mobili/arredo, dalla carta alla stampa) l'anno scorso si è aggirato sui 450 miliardi di dollari, dando occupazione a circa 13,5 milioni di addetti.
Anche in Europa le cose non sono andate in maniera molto positiva, benché – secondo il "libro verde" dal titolo «La protezione e l'informazione sulle foreste nella Ue: preparare le foreste ai cambiamenti climatici», pubblicato alla fine del luglio scorso dalla Commissione europea – in una fase di forte recessione sia stato possibile assicurare lavoro a oltre tre milioni di addetti distribuiti in 344.000 imprese.
Le materie prime, i beni e i servizi ricavati dalle foreste, spiega il "libro verde", possono costituire uno dei pilastri principali della ripresa economica e della "crescita verde" in molte zone rurali. Dal 1950 al 1990 la produzione di legno per uso industriale è aumentata costantemente nell'Europa occidentale, per poi stabilizzarsi fino al 2000. Le previsioni per il prossimo decennio – elaborate dall'Unece (la Commissione economica per l'Europa dell'Onu) nel documento intitolato "European forest sector outlook study " – indicano che , nonostante sia l'Europa orientale (Csi compresa) l'area destinata ad avere nel prossimo decennio un reddito in netta crescita, oltre alle maggiori riserve di legname disponibili, continuerà a essere la regione occidentale del Vecchio Continente il maggiore trasformatore di prodotti forestali.