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Questo articolo è stato pubblicato il 05 ottobre 2010 alle ore 09:14.
È ufficialmente partita la corsa contro il tempo per impedire che la riforma dell'università finisca su un binario morto. Ieri sera sono stati presentati circa 600 emendamenti su cui la commissione Cultura di Montecitorio inizierà. Una decina quelli di sostanza che recano la firma della relatrice Paola Frassinetti (Pdl), tra cui l'atteso "paracadute" per 9mila ricercatori che diventeranno associati entro il 2016.
Tale proposta di modifica, concordata con il ministro dell'istruzione Mariastella Gelmini, prevede un duplice intervento. Come spiega lei stessa, da un lato, sarà assicurata «la chiamata di 1.500 professori di II fascia per ciascuno degli anni dal 2011 al 2016»; dall'altro, verranno adeguati, in base a una valutazione basata sul merito, gli stipendi per professori e ricercatori «che devono ancora effettuare la prima progressione di carriera». Così da far recuperare ai più giovani una parte delle risorse perse con il blocco degli scatti contenuto nella manovra estiva.
L'emendamento Frassinetti stima inoltre il costo delle due misure (su cui l'ultima parola spetterà comunque al Tesoro, ndr). Si tratta di circa 1,7 miliardi da qui al 2016 a cui si aggiungeranno 480 milioni all'anno dal 2017 in poi. Ma ci sono anche altre due proposte a cui la relatrice tiene particolarmente: la possibilità che a scegliere i futuri associati saranno non solo gli ordinari ma anche gli associati stessi presenti in un determinato ateneo; il diritto per gli studenti che si lauereeranno in tempo e con il massimo dei voti di non restituire il prestito d'onore previsto dal futuro fondo per il merito.
Un'idea quest'ultima ben vista dal Miur che dovrebbe apprezzare anche l'emendamento presentato dalla presidente della commissione Valentina Aprea (Pdl), che attribuisce a un comitato di garanti – scelti non più dal ministro ma secondo criteri di peer review – il compito di scegliere i progetti da finanziare tramite Firb (fondo ricerca di base) e Prin (progetti d'interesse nazionale).
Particolarmente attiva l'opposizione. Alle 50 proposte di modifica dei centristi si sommano le 200 del Pd. Con l'obiettivo dichiarato di «contenere i danni di «una riforma profondamente sbagliata perché inserita in una logica di tagli», per usare le parole di Manuela Ghizzoni. Diverse le ricette, ad esempio attribuire il 50% delle risorse agli atenei in base ai risultati conseguiti oppure permettere l'accesso in cattedra dopo sei anni da ricercatore a tempo determinato.