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Questo articolo è stato pubblicato il 05 ottobre 2010 alle ore 19:32.
Suscita reazioni molto diverse, almeno tra gli studenti, l'iniziativa della Provincia di Barletta-Andria-Trani di partecipare ad un bando che prevede la fornitura alle scuole di arredi scolastici in cambio di una targhetta con su scritto il nome dell'azienda. Se per Giovanni Basini, presidente di Alternativa studentesca, «l'idea testimonia uno spirito di buona amministrazione, di apertura all'iniziativa privata da parte dell'amministrazione locale ed andrebbe diffusa senz'altro in tutta Italia, per mettere a regime il patrimonio scolastico ed evitare di doverlo finanziare solo con le tasse prese dalle tasche delle famiglie», le altre associazioni esprimono disaccordo.
«Questo bando - ha detto ad Apcom Sofia Sabatino, portavoce della Rete degli studenti - è la palese dimostrazione che le scuole non riescono più a fare fronte nemmeno all'amministrazione ordinaria: non è un'idea condivisibile perché mentre le scuole non sanno più come andare avanti si sposta la funzione prima dell'istruzione pubblica svincolata da interessi di parte».
Dello stesso parere della Rete degli Studenti è anche Giorgio Paterna, coordinatore nazionale dell'Unione degli universitari: «Il punto è che le scuole sono costrette a ricorrere a finanziamenti esterni 'facili' perché sono stati tagliati 8 miliardi di euro. Il problema - ha aggiunto il rappresentante studentesco - è che nelle scuole ci ritroveremo gli arredi con gli sponsor, mentre all'università si rischia fortemente di assoggettare la didattica alle pressioni delle aziende divenute 'amiche' e che in questo modo avranno anche sempre più peso all'interno dei nuovi Cda che il ministro Gelmini vorrebbe sempre più aperti agli esterni».