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In Afghanistan negoziati segreti tra Karzai e talebani per firmare tregua e dar vita a governo unitario

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Questo articolo è stato pubblicato il 06 ottobre 2010 alle ore 08:37.

In Afghanistan il governo di Hamid Karzai e i talebani avrebbero avviato negoziati di pace segreti che hanno l'obiettivo di mettere fine a nove anni di conflitto armato in Afghanistan. Lo riferisce il Washington Post, citando fonti afghane e arabe. Secondo il quotidiano statunitense, i talebani sarebbero stati autorizzati per la prima volta a negoziare il processo di riconciliazione nazionale a nome del leader indiscusso degli 'studenti del Corano', il mullah Omar, e della Shura di Quetta, l'organizzazione con base in Pakistan che rappresenta il centro di comando dell'intero movimento.

La Shura di Quetta è quanto resta del governo dei talebani rovesciato dagli americani con l'operazione Enduring Freedom, cominciata il 7 ottobre 2001, e riparato in Pakistan. I negoziati sarebbero stati confermati anche dal comandante delle truppe americane e della Nato in Afghanistan, il generale David Petraeus. L'alto ufficiale americano avrebbe detto che «leader di alto rango dei talebani hanno contattato il governo afghano ai massimi livelli».

I negoziati sono la prosecuzione di quelli ospitati dall'Arabia Saudita e conclusisi senza successo più di un anno fa. Il quotidiano statunitense sottolinea che i colloqui sono ancora in una fase preliminare, ma che i talebani «sono molto, molto seri nel voler trovare una via d'uscita». La Shura di Quetta avrebbe iniziato a prendere in considerazione un accordo globale che prevederebbe il ritiro delle truppe americane in base al calendario concordato e contestualmente l'ingresso di alcuni esponenti talebani nel governo. Alcune fonti hanno spiegato che, al di là della linea ufficiale, che richiede il ritiro incondizionato delle truppe straniere, i dirigenti talebani vogliono un accordo per timore di essere scavalcati nella guida del movimento da leader più radicali.

I colloqui di pace, in effetti, non coinvolgono il clan degli Haqqani, una fazione che è stata nel mirino della recente escalation di attacchi di droni americani nelle zone tribale del nord ovest del Pakistan, in particolare nel Nord Waziristan. Il gruppo Haqqani è molto più vicino all'intelligence deviata pachistana di quanto non lo sia la Shura di Quetta guidata dal mullah Omar, che partecipa ai colloqui con il governo di Kabul.

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Tags Correlati: Afghanistan | Barack Obama | David Petraeus | George W. Bush | Governo | Hamid Karzai | Haqqani | Kabul.L' | Mullah Omar | Nato | Quetta |

 

L'atteggiamento degli Stati Uniti sull'Afganistan è cambiato solo da poco. Fonti afghane, arabe ed europee ciatate da Post hanno sottolineato che l'amministrazione Obama, che si è sempre opposta alle trattative, solo da poco ha mostrato qualche apertura.

Nel rapporto semestrale alle Camere sull'Afghanistan inoltrato il 30 settembre e diffuso lunedì 4 ottobre, il presidente americano aveva scritto che «la strategia adottata progredisce lungo il percorso scelto». «Continuiamo a seguire la linea definita a dicembre e non crediamo che in questa fase siano necessari aggiustamenti».

Ma lunedì sera, come ha rivelato la casa Bianca, il presidente afghano Hamid Karzai ed il collega americano Barack Obama hanno discusso in video-conferenza per trenta minuti una serie di temi di interesse reciproco, fra cui la visione strategica di lungo periodo delle relazioni bilaterali e le recenti elezioni parlamentari afghane. I due capi di Stato hanno esaminato fra l'altro i progressi realizzati e i problemi esistenti, e si sono accordati affinchè i gruppi di lavoro di entrambi i paesi preparino entro la fine dell'anno in corso (2010) i documenti riguardanti una partnership a lungo termine.

Certo è che il 2010 si sta profilando come un anno assai difficile, con un forte aumento della conflittualità e 561 militari stranieri morti finora, un bilancio molto più cruento di quello dell'intero 2009 (521) e un peso assai duro da sopportare per il capo della Casa Bianca che è impegnato il mese prossimo nelle legislative di medio termine.

Sarà anche per questo che l'avvicinarsi della data del 7 ottobre, giorno in cui nel 2001 fu avviata l'Operazione Enduring Freedom nell'ambito della Guerra globale al terrore (Gwot), non suscita negli Stati Uniti particolari entusiasmi celebrativi. Quando l'offensiva fu lanciata l'allora presidente George W. Bush dichiarò che «questa crociata, questa guerra contro il terrorismo è destinata a durare un pò». Ma nessuno avrebbe immaginato che dopo nove anni fosse diventato un imperativo accelerare a tutti i costi i tempi del trasferimento della sicurezza al governo del presidente Hamid Karzai, senza alcuna certezza sulle prospettive del dopo.

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