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Questo articolo è stato pubblicato il 07 ottobre 2010 alle ore 08:02.
ROMA - La previsione di una crescita del Pil dell'1,2% per il 2010, contenuta nella «Decisione di finanza pubblica» appare «leggermente ottimistica». Al tempo stesso occorre una certa cautela sulla stima relativa al 2012 (2%). Nel complesso, il quadro macroeconomico resta «difficile», la ripresa mostra «segni di debolezza» e restano tensioni sui mercati finanziari. Tra le riforme più urgenti si collocano le liberalizzazioni. Quanto ai conti pubblici, l'andamento del fabbisogno nei primi nove mesi e i dati relativi all'indebitamento netto del primo semestre «appaiono coerenti con la stima di un deficit 2010 al 5% del Pil», così come indicato nella «Dfp», a patto che non vi siano tensioni sul fronte della spesa, cresciuta negli ultimi anni del 4,6% l'anno. Percorso obbligato, stante il nostro ingente debito pubblico. Per questo è fondamentale conseguire un livello elevato di avanzo primario «prima che vi sia un eventuale rialzo dei tassi di interesse».
È la valutazione di Fabrizio Saccomanni, direttore generale della Banca d'Italia, ascoltato ieri sera dalle commissioni Bilancio di Camera e Senato. Il controllo della spesa «resta cruciale» in previsione dell'attuazione del federalismo fiscale, occasione importante per razionalizzare spese e migliorare i servizi resi ai cittadini. È urgente avviare la transizione tra la spesa storica e il costo standard. Lo è parimenti il rafforzamento della lotta all'evasione fiscale. Precondizioni essenziali per avviare la riduzione delle aliquote di imposta per famiglie e imprese, considerato che il prelievo fiscale si conferma nel nostro paese «gravoso nel confronto internazionale». La crisi può costituire al riguardo l'occasione per avviare con maggiore vigore riforme importanti, ad esempio sul fronte delle liberalizzazioni.
Giudizio positivo sulle misure «volte a rendere più efficiente la pubblica amministrazione e a elevare l'età di pensionamento» che - osserva Saccomanni - contribuiranno a rendere strutturale il contenimento della spesa. La manovra anticipata ha contribuito a dare più certezze agli operatori. Ora occorre monitorarne gli effetti, in particolare sul fronte della lotta all'evasione. Da questo punto di vista la stretta sulle compensazioni Iva in vigore dallo scorso 1° gennaio è senz'altro positiva, se si considera che tra il 2005 e il 2008 l'evasione Iva è stata pari al 30% della base imponibile (due punti di Pil). «L'evasione fiscale è un freno alla crescita, sottrae risorse e distorce la concorrenza».