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Questo articolo è stato pubblicato il 07 ottobre 2010 alle ore 17:10.
Prende vita la Lega per l'uninominale, associazione bipartisan costituita da parlamentari (molti del Pd, radicali e finiani) che, nel dibattito sulla riforma della legge elettorale, sono uniti da una netta opposizione all'ipotesi di modello tedesco proporzionale. Al Teatro dei Comici a Roma si è tenuta la prima assemblea dell'associazione, lanciata il 18 agosto scorso con la pubblicazione del Manifesto per l'Uninominale. All'unanimità, l'assemblea ha scelto il nome dell' associazione. Ha poi eletto un comitato dei coordinatori, con il compito di redigere lo statuto definitivo e di rappresentare l'associazione fino alla sua entrata in vigore.
Scopo della Lega per l'uninominale, secondo il manifesto del 18 agosto, è la «promozione di una riforma elettorale nel segno dell'uninominale maggioritario, finalizzata a più obiettivi: approdare a una riforma elettorale effettiva, durevole e orientata nel senso del collegio uninominale indicato dagli italiani a grande maggioranza nel referendum del 1993, poi in larga parte disatteso dal legislatore»; «adottare finalmente anche in Italia un sistema elettorale ispirato ai modelli sperimentati ormai da secoli in regimi civili, quali quelli anglosassoni, che si sono rivelati tra i più fecondi sul piano della democrazia, della sicurezza e del benessere dei propri cittadini»; «dare agli elettori la piena libertà, l'effettivo pieno potere e la piena responsabilità di scegliere il Governo e gli eletti, assicurando un rapporto personale efficace dell'eletto con chi lo elegge»; «promuovere in questo modo, al tempo stesso, l'autonomia della società civile e la laicità dello Stato, intesa come metodo indispensabile di cooperazione per il bene comune tra persone di fedi o ideologie diverse».
Inoltre l'associazione propone di «ridurre il costo delle campagne elettorali e tagliare la spesa, divenuta insostenibile, delle rendite che gli apparati dei partiti si assegnano quando si consente loro di assumere la funzione di tramite tra i cittadini e i parlamentari».