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Questo articolo è stato pubblicato il 08 ottobre 2010 alle ore 18:36.
SHANGHAI – Il premio Nobel per la Pace assegnato a Liu Xiaobo, un intellettuale condannato a 11 anni di carcere per aver difeso i diritti umani nel proprio paese. La conferenza stampa conclusiva del vertice Cina-Unione europea annullata d'imperio dalla censura pechinese per evitare domande scomode dalla stampa non autorizzata. L'intervista "pro-democrazia" concessa alla Cnn dal premier cinese, Wen Jiabao, censurata dalla stessa televisione di Stato.
Nel giro di poche ore, tre notizie tra loro diverse e disgiunte hanno richiamato il mondo intero a un'amara realtà: la Cina è un regime. Una realtà che, per ragioni di opportunità economica, politica e ora anche finanziaria (Pechino sta diventando il principale sottoscrittore di titoli del debito sovrano americano, giapponese ed europeo), negli ultimi tempi le principali democrazie del pianeta hanno completamente dimenticato.
D'altronde, è facile perdere la memoria se chi viola sistematicamente i diritti umani più elementari (pensiero, espressione, stampa e religione) è lo stesso soggetto con cui quotidianamente si concludono proficui affari. E gli affari, checché se ne dica, alla fine contano di più anche dei sacri principi fondanti delle civiltà moderne. È questa la ragione per cui, in tempi recenti, anche illustri paladini dei diritti umani del calibro di Nicolas Sarkozy, Hillary Clinton e Angela Merkel, dopo aver lanciato strali avvelenati contro la Cina liberticida, alla resa dei conti (economici) sono stati costretti puntualmente a piegare la testa al cospetto del Dragone.
Così una brutta parola come "regime" ha finito per addolcirsi fino a diventare "tecnocrazia". Una tecnocrazia efficiente, bonaria, funzionale e funzionante che fa comodo a tutti. E che, purtroppo, trova sempre più simpatizzanti anche in un occidente che, di fronte alla profonda crisi strutturale che lo attanaglia, dopo aver trovato nella Cina una preziosa ancora di salvezza tra i marosi della crisi economica, ora è tentato di copiarne anche il modello politico.