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Mr White and Mr Pink, e le rocambolosche storie degli affari pericolosi tra contractor e talebani

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Questo articolo è stato pubblicato il 09 ottobre 2010 alle ore 10:38.

Mr White and Mr Pink. I fan del regista Quentin Tarantino se li ricordano bene. Sono due dei sei gangster protagonisti del film "Le iene". Personaggi immaginari? Non in Afghanistan, dove due oscuri e controversi criminali, battezzati proprio con il nome dei due gangster, sono al centro di una storia torbida e paradossale.

Un caso a dir poco imbarazzante per il Pentagono, che descrive meglio di tutti gli altri come la guerra in Afghanistan sia una palude popolata da pericolosi faccendieri. Dove gli alleati divengono nemici, ci si tradisce per nulla, e la legge del denaro e del potere detta ogni azione. Un'inquietante vicenda portata alla luce da un lungo rapporto - 105 pagine - della Commissione alle forze armate del Senato. Secondo il documento nelle file di diverse compagnie di contractors assunte dal Pentagono ci sarebbero uomini molto vicini ai telebani, spie iraniane, miliziani dei signori della guerra, narcotrafficanti e criminali. Chi aveva il compito di collaborare con l'esercito americano nella guerra contro gli insorti - e in alcuni casi ha ricevuto incarichi delicati come la protezione di basi militari americane e quella dei convogli di rifornimenti - faceva insomma l'esatto contrario.

Torniamo a Mr. White e Mr Pink. È il 2007, la guerra in Afghanistan non va bene. Nell'ex regno dei talebani cominciano ad affluire migliaia di contracotrs stranieri. Per non mandare molti più uomini al fronte, cosa a cui l'America si sarebbe opposta, l'allora presidente americano George W. Bush ricorre ai contractor, creando veri eserciti paralleli di guardie private. nascono anche società di sicurezza private afghane. È un business potenzialmente molto remunerativo che richiama l'attenzione dei signori della guerra.

L'Armor Group, una società di sicurezza britannica assunta dal Pentagono, assume Mr White e Mr Pink come subcontractor, senza conoscere mai il loro nome. Non sarebbe stato così difficile ottenere qualche informazione sul loro controverso passato. Sulla loro fuga in Iran nel momento in cui crollò il regime dei talebani. Sul loro misteriooso ritorno. Cosa che non accade. L'Armor Group affida loro il compito, nel giugno del 2007, di prestare un'attività di sicurezza nell'area di Shindand, nell'Afghanistan occidentale. Anziché proteggere i siti a loro affidati dagli insorti - tra cui un base militare americana - i due signori della guerra fanno però il contrario, fomentando la guerriglia contro le truppe della coalizione internazionale della Nato (Isaf). Non solo. Come capita spesso in Afghanistan, dove le alleanze nascono e si dissolvono in un batter di ciglia, Mr White e Mr Pink si combattono l'uno contro l'altro. Alla fine è Mr. Pink a prevalere. Nel luglio del 2007 i suoi uomini tendono un'imboscata proprio davanti alla base militare e uccidono Mr. White. Poco dopo Mr Pink sceglie di passare dall'altra parte, quella dei talebani. L'Armor group non licenzia i suoi uomini, né quelli di Mr. White. Anzi decide di affidare questi ultimi al figlio del defunto Mr White, nominandolo Mr White 2. Ma non finisce qui. Il rapporto prosegue, a paradosso segue paradosso. Il 21 agosto del 2008 i marines assieme alle forze armate afghane conducono un'operazione nel villaggio di Azizabad, nel distretto di Shindand. La missione è di quelle serie: "capture or kill".

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Tags Correlati: Afghanistan | Armor Group | Carl Levin | Dia | Eod Technology | Forze Armate | George W. Bush | Hamid Karzai | Mr Pink | Mr White II | Mr White III | Nato | Quentin Tarantino | Senato | Shindand

 

Anche perché l'obiettivo è un pezzo grosso: il Mullah Sadeq, un leader di spicco dei talebani accusato dagli Usa di aver orchestrato diversi attentati e attacchi contro l'Isaf. La Dia, l'Intelligence del Pentagono, aveva fornito le indicazioni: Sadeq è un numero imprecisato di insorti stanno tenendo un meeting notturno in un'abitazione. La casa viene rasa al suolo. Muoiono molte persone, tra cui diversi civili. Come nei casi di vittime civili in raid dell'Isaf, viene aperta un'inchiesta. Che fa luce su un'altra imbarazzante verità: la casa distrutta appartiene a Mr White II, che si rivela essere un parente del talebano Sadeq. «Alcuni insorti potevano essere contractor o subcontractor di ArmorGroup», fu scritto. Mr. White II e sette guardie di ArmorGroup (e del suo subcontractors Agma) vengono uccisi. Sul sito sono trovati grandi quantità di esplosivi e munizioni.
È quasi inutile dilungarsi sul paradosso del paradosso. Perché dopo la morte di Mr. White e di suo figlio Mr White II, viene assunto come subcontractor il fratello di Mr White II. Il suo nickname? Mr White III. Il quale non è certo uno stinco di santo. Tutt'altro. Crea subito seri problemi per le sue "relazioni pericolose".

Altro caso emblematico è quello accaduto ad Adraskan. Qui la Eod Technology, un noto contractor americano, presidiava la base con forze locali. La Dia si accorse che alcune guardie erano spie iraniane, e altre informavano i talebani dei movimenti delle truppe Usa.
Il Pentagono ha promesso ora di far pulizia. Ma non è facile. Le società di contractor che ottengono i lucrosi appalti militari per le operazioni di sicurezza - si parla complessivamente di miliardi di dollari - non riescono a effettuare un'adeguata selezione delle guardie private e finiscono così con l'ingaggiare miliziani fedeli ai signori della guerra locali. Negligenza o collusione, come affermano alcuni politici afghani? Difficile stabilirlo. Ma anche la vigilanza del Pentagono, per quel che poteva fare, è stata spesso assente. «La conseguenza è che alcune delle guardie private ingaggiate in Afghanistan stanno creando proprio la minaccia che dovevano eliminare con la loro assunzione», ha osservato il senatore democratico Carl Levin.

Il boom dei contractor - si parla in Afghanistan di un numero variabile dai 26mila cui 40mila, di cui quasi il 90% lavora per gli Stati Uniti, continua a creare seri problemi. Che alcune di queste società avessero collusioni con gli insorti era una voce che girava da tempo nei palazzi del potere afghano. Tanto che il presidente Hamid Karzai in agosto si è impegnato a espellere dal paese in quattro mesi la maggior parte delle società private di sicurezza. Operazione iniziata in questi giorni. Ma nel paese più corrotto al mondo dopo la Somalia, i Mr White e i Mr Pink non sono pochi. E sono pronti a riciclarsi alla prima occasione.

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