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Questo articolo è stato pubblicato il 09 ottobre 2010 alle ore 19:16.
L'assemblea nazionale del Pd ha approvato all'unanimità, per alzata di mano, il documento sull'immigrazione che propone una selezione nell'ingresso degli stranieri. Il documento è stato illustrato all'assemblea da Marco Paciotti, il quale ha riferito del lavoro svolto dall'apposita commissione, alla quale era stato presentato il documento dei veltroniani che proponeva il meccanismo dell'ingresso a punti. Paciotti ha proposto che esso venisse accolto come «emendamento» al documento base redatto da Livia Turco, che parlava di «meccanismi di selezione» per l'ingresso degli stranieri, rimandando alla successiva discussione la scelta fra le quote e il criterio dei punti.
Approvato anche il documento sulla riforma fiscale che sarà la base della proposta del partito in Parlamento. Prevede uno spostamento del carico dal lavoro, le famiglie e l'impresa alla rendita, con un alleggerimento di tasse per le famiglie che può raggiungere in media gli ottomila euro. Si parte dal principio di un'aliquota di base per tutti, pari al 20%: sarebbe la prima aliquota (rispetto all'attuale 23%) per l'Irpef, ma anche per i redditi da impresa e per quelli da capitale, che oggi beneficiano invece di un'aliquota bassissima, del 12%.
La proposta del Pd vuole superare il paradosso per il quale le aziende sono incentivate a fare finanza anzichè impresa. Una parte rilevante del documento riguarda le famiglie. In particolare il Pd propone una detrazione annua di tremila euro per ciascuno dei figli a carico, e soprattutto una detrazione ad hoc per le donne che lavorano ed hanno figli minori. Questa detrazione dovrebbe aggirarsi intorno ai duemila euro, per cui per una famiglia media con due figli e i genitori che lavorano, il minor carico fiscale arriverebbe a ottomila euro. Come copertura, oltre all'innalzamento delle aliquote sulle rendite finanziarie si punta sulla «tax compliance»: al cittadino converrà la fedeltà fiscale perchè vedrà abbassarsi le tasse o al contrario aumentare i controlli.
C'è anche un documento sulla riforma dello Stato e delle autonomie che mira a un rafforzamento dell'azione degli Enti locali nelle zone più difficili del Paese con meccanismi di sostegno fra pari, come la diffusione delle migliori pratiche tra Comuni, Provincie e Regioni, e a affiancamenti propriamente federali, non solo con poteri sostitutivi, ma con strumenti di governance condivisi. E sottolinea la necessità che a Roma e nei territori lo Stato si riorganizzi e dimagrisca notevolmente, per ottenere il superamento delle duplicazioni, delle sovrapposizioni di competenza, della confusione di ruoli tra Stato, Regioni ed Enti locali. Quanto a politica e pubblica amministrazione si evidenza l'urgenza di individuare soglie oggettive di riferimento, nazionali e internazionali, cui agganciare i limiti massimi di spesa per il governo locale, per la rappresentanza, per l'amministrazione attiva. Verranno anche proposti meccanismi di responsabilità individuale e collettiva in caso di sforamento di questi tetti.