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Questo articolo è stato pubblicato il 10 ottobre 2010 alle ore 15:34.
Guerriglia urbana questa mattina a Belgrado, con scontri tra polizia e militanti dei gruppi nazionalisti di ultradestra che hanno protestato contro lo svolgimento del Gay pride.
Sono 122 i feriti, 102 dei quali agenti di polizia.
L'ultimo bilancio fornito nel tardo pomeriggio dal ministero dell'interno parla di 141 feriti, dei quali 124 poliziotti e 17 manifestanti, fra cui un cittadino svizzero. Tre dei feriti, due manifestanti e un agente, sono in condizioni gravi. I fermati sono stati 207, cento dei quali poi tratti in arresto.
Il sindaco di Belgrado, Dragan Djlas, ha detto che i danni causati dai teppisti ammontano a oltre un milione di euro. Il presidente serbo, Boris Tadic, ha duramente condannato le violenze e i saccheggi annunciando che i responsabili saranno arrestati e processati sulla base delle leggi della Serbia.
Circa mille persone si erano radunate nella capitale serba per una marcia di protesta contro la manifestazione dell'orgoglio omosessuale. Gruppi anti-gay di tifosi dei calcio hanno cercato di forzare il cordone dei poliziotti a protezione del raduno degli attivisti gay, il primo dal 2001.
Secondo la Bbc diverse persone sono finite in manette. Gli ultras hanno lanciato bombe molotov contro gli agenti, che hanno risposto con i lacrimogeni. I manifestanti avanzavano al grido «morte agli omosessuali». Teatro degli scontri la centrale piazza Slavija. I più facinorosi, circa 150 manifestanti, si sono dispersi dopo il lancio di lacrimogeni, per poi tornare all'azione nelle strade limitrofe, dove sono stati danneggiati due autobus e un veicolo della polizia è stato dato alle fiamme. Altri gruppi hanno danneggiato vetrine e autobobili.
Imponenti le misure di sicurezza: sono impegnati più di 5mila uomini tra poliziotti e gendarmi. Gli agenti della polizia serba sono stati costretti a schierarsi in migliaia nelle zone nevralgiche della città, dopo che i nazionalisti sono riusciti a dare alle fiamme la sede del partito democratico (Ds), filoeuropeista.
Un altro gruppo di ultras nazionalisti si è arrampicato sulle impalcature che avvolgono l'edificio del Parlamento in restauro, e due di loro sono riusciti a penetrare all'interno. È stato attaccata anche la sede del Partito socialista serbo (Sps), presieduto dal ministro dell'interno Ivica Dacic, con un fitto lancio di sassi che hanno infranto finestre e danneggiato i muri dell'edificio. Gli ultras hanno anche lanciato bombe molotov contro gli agenti, che hanno risposto con i lacrimogeni. Secondo fonti di polizia sono diversi gli agenti rimasti feriti.