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Il Brasile del volley batte Cuba e fa il tris mondiale. L'Italia non è ancora pronta: è quarto posto

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Questo articolo è stato pubblicato il 11 ottobre 2010 alle ore 08:59.

Il mondo è verdeoro. I ragazzi di Bernardinho realizzano a Roma il tris iridato consecutivo (2002-06-10) eguagliando l'impresa della generazione dei fenomeni italiana (1990–94–98). Il 3 a 0 in finale (25-22; 25-14; 25-22) contro i sorprendenti cubani non ammette repliche. Partiti in sordina, autori della scandalosa controprestazione di Ancona contro la Bulgaria (macchia indelebile sul terzo trionfo iridato), i brasiliani sono cresciuti nel momento decisivo, vendicando anche la sconfitta olimpica a Pechino 2008 (quando a mandare in frantumi il loro sogno olimpico furono gli statunitensi).

Eccellente la regia part-time tra Bruno e Marlon, inarrestabili Theo, Vissotto e Murilo, insuperabile il muro di Lucas e Rodrigao. In poche parole, hanno vinto i migliori, il che alla fine è anche garanzia sulla qualità tecnica di un torneo che ha rischiato di essere falsato da una formula incomprensibile e macchinosa.

Gioventù cubana – Stretta nella morsa della crisi economica, dell'embargo e dell'isolamento politico internazionale, Cuba conquista una medaglia d'argento da favola, con una squadra di giovanissimi (età media di poco superiore ai 22 anni) e con in panchina la guida sicura di quell'Orlando Blackwood che già era alla guida dei cubani nel 1990, quando la nazionale del fromboliere Joel Despaigne si arrese in finale sono agli azzurri di Julio Velasco, al Maracanazinho di Rio de Janeiro. Altri tempi. Per loro e – purtroppo – anche per noi.

Medaglia di legno – Gli azzurri di Anastasi chiudono quarti, con un doppio k.o. che non ammette repliche: prima asfaltati dal Brasile in semifinale, poi liquidati sempre per 3 a 1 dalla Serbia di Nikola Grbic e Miljkovic nella finalina per il bronzo. Ad aggravare un bilancio non entusiasmante i fischi che hanno scandito l'ultima gara in nazionale di Alessandro Fei, disastroso contro i serbi e che ha lasciato il campo infuriato mentre i suoi compagni salutavano il pubblico del Palalottomatica. Epilogo più amaro e immeritato non poteva esserci, per la carriera azzurra di "Fox" Fei, pure protagonista di un mondiale largamente al di sotto delle aspettative.

Quale futuro? - La quarta piazza in un mondiale casalingo non può essere certamente salutata come un risultato soddisfacente. Soprattutto per il gap che ancora ci separa dal vertice del movimento, apparso evidente nelle Final Four di Roma. E ora si aprono interrogativi inquietanti sul futuro. Il contratto del cittì Anastasi è scaduto, ma ancora non sono state intavolate le trattative per il rinnovo. In più non si vedono all'orizzonte ricambi accettabili per un gruppo con precisi limiti tecnici e caratteriali. E Londra 2012 è dietro l'angolo.

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Tags Correlati: Alessandro Fei | Ancona | Brasile (squadra) | Cuba | Italia (squadra) | Joel Despaigne | Julio Velasco | Nikola Grbic | Orlando Blackwood | Roma | Serbia (squadra) | Sport | Wilfredo Leon

 

Gigantismo – Il torneo ha superato l'esame del pubblico: in molte sedi s'è registrato il tutto esaurito anche in gare in cui era coinvolta l'Italia. E Roma ha risposto alla grande per la fase finale. Dieci sedi per un torneo di tre settimane sono sembrate però francamente troppo.

Formula cervellotica - Anche perché i limiti di questo gigantismo organizzativo sono stati accentuati da una formula cervellotica, disegnata ad hoc per favorire gli azzurri padroni di casa, ma che oltre a risultare incomprensibile ai più, ha prodotto alcuni spettacoli vergognosi, come la gara di Ancona persa apposta dal Brasile contro la Bulgaria per evitare l'incrocio con i cubani nel turno successivo.

La crisi dell'Est – Fatta eccezione per la Serbia, piange l'est europeo, con la Russia di Bagnoli tra le grandi favorite della vigilia, relegata al quinto posto, e la Bulgaria di Prandi solo settima dopo un'assurda sconfitta contro i cubani che è costata l'esclusione dalle quattro semifinaliste.

Generazione di Fenomeni – Negli Anni Novanta era quella degli azzurri. Vent'anni dopo, ahinoi, non possiamo far altro che applaudire quelli degli altri, di fenomeni: dal brasiliano Vissotto ai cubani Simon e Wilfredo Leon (17 anni!). Che l'invidia, almeno, sia stimolo per i imitare i migliori e tornare presto a giocarsela alla pari con loro.

Polonia 2014 – Fra quattro anni appuntamento ancora in Europa, in Polonia. Convolte sei città, con finale a Katowice. Sulla formula ancora molte ipotesi sul tavolo: la più probabile – e auspicabile – prevederebbe playoff a eliminazione diretta dopo una prima fase a gironi.

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