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L'Italia non è più isolata nel voler fermare il brevetto europeo in tre lingue

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Questo articolo è stato pubblicato il 11 ottobre 2010 alle ore 20:33.

Lussemburgo, 11 ott - Tra i ministri Ue è muro contro muro sulla scelta delle lingue per il brevetto Ue. Il ministro Andrea Ronchi ha ribadito che l'Italia «porrà il veto contro la scelta del trilinguismo (inglese, francese e tedesco, ndr) se non sarà trovata un'altra soluzione che sia per noi accettabile e non sia discriminatoria». La posizione italiana non è cambiata rispetto a qualche giorno fa perché la proposta di esaminare e concedere brevetti Ue in francese, inglese o tedesco è sostanzialmente la stessa e comunque le novità introdotte dalla presidenza belga non sono giudicate dall'Italia sufficienti a togliere dal tavolo il veto italiano e forse anche della Spagna al momento in cui si prenderanno formalmente le decisioni.

Il punto non è finanziario: presidenza belga e Commissione sono d'accordo nel garantire la copertura "totale" dei costi della traduzione del brevetto in inglese, francese e tedesco da una qualsiasi delle lingue ufficiali della Ue. Il punto riguarda la validità legale del brevetto che, secondo la proposta sul tavolo, viene riconosciuta nella versione di una delle tre lingue. «La nostra contrarietà, il nostro disappunto è dovuto alla discriminazione linguistica ai danni dell'Italia e dell'interesse delle imprese italiane ed europee, in particolare delle piccole e medie, ad avere un sistema di brevetto Ue meno costoso e accessibile da tutti i punti di vista. Non si tratta di dare mance alle piccole imprese, non possiamo accettare una soluzione a scapito dell'Italia, occorre una soluzione politica dignitosa», ha indicato il ministro Ronchi. All'Italia si è affiancata apertamente la Spagna. «L'Italia non è isolata, si è rotto il fronte a favore della proposta della Commissione - ha spiegato Ronchi - Oltre alla posizione spagnola uguale alla nostra, hanno espresso dubbi, perplessità Cipro, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia».

Oggi il ministro tedesco si è opposto all'idea della presidenza Ue sulla traduzione in inglese fino a quando non funzionerà il sistema di traduzione automatico. La posizione italiana, in ogni caso, non è ultimativa ma ha imposto il prolungamento del negoziato. «Ho detto che porremo il veto se la proposta non cambierà, ora comincia un lavoro per costruire un'alternativa accettabile, vogliamo essere promotori di una proposta». Ronchi ha annunciato un giro nelle capitali europee, par di capire in contemporanea con la missione nei vari paesi del ministro belga Vincent Van Quickenborne (che prossimamente sarà a Roma). Il ministro delle Politiche comunitarie non ha voluto fornire indicazioni precise nel merito della proposta: «Dovrà essere una soluzione non discriminatoria e non contraria all'interesse italiano ed europeo come quella attuale». Il dossier non finirà nelle mani dei capi di stato e di governo, per il momento. A novembre ci sarà una nuova riunione dei ministri della competitività a Bruxelles e si vedrà lo stato del negoziato. «Se c'è una soluzione accettabile bene, vuol dire che si chiuderà entro l'anno, altrimenti passeremo alla presidenza ungherese», ha detto Ronchi. (Il Sole 24 Ore - Radiocor)

Tags Correlati: Italia | Marchi e brevetti | Politiche Europee | Spagna | Unione Europea | Vincent Van Quickenborne

 

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