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L'omicidio di Sarah: spunta il giallo delle cuffiette

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Questo articolo è stato pubblicato il 11 ottobre 2010 alle ore 22:45.

A due giorni dal funerale di Sarah Scazzi, la ragazzina di Avetrana uccisa dallo zio, MIchele Misseri, restano ancora tanti i buchi neri dell'inchiesta. E una parte importante delle indagini ruota attorno al telefonino di Sarah scomparsa di casa il 26 agosto scorso e ritrovata, cinque giorni fa, morta nelle campagne ai confini con la provincia di Lecce. L'unica cosa certa è che il telefonino è rimasto in possesso o nella disponibilità di Michele Misseri per trentaquattro giorni.

All'inizio si era pensato che la sim del cellulare fosse stata asportata dall'apparecchio. Successivamente, invece, gli inquirenti hanno confermato che all'atto del ritrovamento del telefono la scheda telefonica era inserita al suo posto.

Il mistero della cuffia. Un altro dubbio, però, arriva ora dagli atti dell'inchiesta. I giorni successivi alla scomparsa tutti hanno descritto Sarah come una ragazza che amava la vita , soprattutto, a cui piaceva ascoltare continuamente la musica, tanto da avere caricato sul suo cellulare centinaia di canzoni in formato mp3. Per ascoltarle, Sarah usava una cuffia, così come confermato dalla madre anche il giorno della scomparsa. «Prima di uscire di casa aveva le cuffiette nell'orecchio», aveva detto la madre. Ma della cuffia del telefono di Sarah nelle testimonianze di Michele Misseri, nella cantina della sua abitazione, nella Seat Marbella usata per trasportare il cadavere di Sarah, nel casolare davanti cui si è consumata la violenza e nei luoghi dove sono stati bruciati i vestiti e il cellulare e vicino al pozzo dove è stato ritrovato il cadavere, delle cuffiette non c'è nessuna traccia.

La battaglia attorno alla perizia psichiatrica. Stamattina è stata anche depositata la richiesta di perizia psichiatrica da parte del legale di Michele Misseri, Daniele Galoppa, motivata, tra l'altro, dalle tre versioni «contraddittorie, assolutamente illogiche e poco credibili», fornite dallo zio omicida e dallo strupro commesso dopo l'uccisione, segno di «un evidente stato patologico mentale». Ma alla perizia pschiatrica si oppongono gli avvocati della famiglia Scazzi, che si batteranno affinché Misseri non venga considerato incapace di intendere e di volere nel momento in cui ha ucciso Sarah.

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Tags Correlati: Daniele Galoppa | Giustizia | Luigi Strada | Michele Misseri | Sarah Scazzi | Sarah Vieni | SEAT

 

Le contraddizioni del delitto. Una dei nodi su cui insiste la difesa è sulla dinamica del delitto. A pagina 4 del verbale di interrogatorio del 7 ottobre, Michele Misseri spiega che Sarah è scesa di propria iniziativa nel garage in cui lui si trovava alle 14.25-14.30 del 26 agosto, il giorno della scomparsa e del delitto. «Lei l'ha chiamata?», gli chiedono i pm. E lui risponde: «No, è scesa da sola». Sul perchè la ragazza l'ha raggiunto, Misseri non lo sa spiegare: «È scesa e ha detto: zio!». Pm: «Per salutarti?» Misseri: «Per salutarmi, penso, penso di sì». Pm: «Beh? E quando ha detto 'ziò, lei che cosa le ha risposto? Vieni Sarah?». Misseri: «No, non ho risposto niente (...). Poi non so quello che mi è successo, Sarah si è girata di spalle (...) forse stava guardando, si è girata, e io ho preso un pezzo di corda e l'ho attorcigliata al collo». Sara non ha avuto la forza di gridare. L'uomo dice di aver stretto la morsa per 5-6 minuti, «troppo tempo» per la difesa. E mentre stringeva la corda, il cellulare della nipote squillava. Poi Sara è crollata sul pavimento.

Versioni contrastanti. Secondo la difesa, l'assenza del movente dell'omicidio fornita in questo interrogatorio dallo zio, contrasta con le altre due versioni fornite successivamente dall'indagato. Quella resa, poche ore dopo, in presenza del medico legale Luigi Strada, al quale l'arrestato ha detto che Sara, pochi istanti prima del delitto, lo aveva «toccato ai fianchi con le mani». E quella resa il giorno dopo al giudice che ha convalidato il fermo, dinanzi al quale Misseri ha cambiato ancora versione: non ha più detto che la nipote gli aveva toccato i fianchi, ma ha rivelato di aver palpeggiato la ragazzina e, subito dopo, di averla strangolata. Ha inoltre aggiunto che qualche giorno prima dell'omicidio aveva molestato Sara nella cucina di casa sua.

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