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Questo articolo è stato pubblicato il 12 ottobre 2010 alle ore 09:08.
L'ultima modifica è del 12 ottobre 2010 alle ore 08:50.
Il premio Nobel di quest'anno a Diamond, Mortensen e Pissarides è stato conferito per il loro lavoro sui modelli di ricerca della disoccupazione. Di che cosa si tratta? Perché è importante? Vi svelerò un segreto: questo è un ambito che non conosco così bene come dovrei, ma credo di saperne abbastanza da potervene dare qualche accenno.
Allora, la ricerca dei tre economisti ha come presupposto il fatto che molti mercati - e più di altri il mercato del lavoro - non rientrano nel classico paradigma della domanda e dell'offerta, nel quale i prezzi salgono o cadono così rapidamente da garantire che chiunque voglia vendere trovi qualcuno intenzionato a comperare e viceversa. Al contrario, il mercato del lavoro - come anche quello dell'immobiliare - è un mercato nel quale venditori eterogenei si trovano davanti compratori eterogenei, e occorrono tempo e impegno prima di trovare l'abbinamento più conveniente. Ecco perché il tasso di disoccupazione non è a zero quando si raggiunge l'obiettivo della "piena occupazione". Ecco perché la disoccupazione strutturale è un problema.
Il Nobel di quest'anno è stato assegnato a studiosi che hanno approfondito e compreso le implicazioni di questa analisi, sia a fini empirici, sia a fini politici. Per quanto riguarda le preoccupazioni di questo periodo specifico, quasi certamente il lavoro più interessante è quello di Blanchard e Diamond sulla Curva di Beveridge, che illustra graficamente il rapporto che si crea tra posti di lavoro disponibili e disoccupazione.
Qual è la conclusione della loro ricerca? Da essa emerge che la disoccupazione strutturale è un problema concreto e che il volume della medesima evolve nel tempo. Si evince anche, tuttavia, che i cambiamenti a breve termine in materia di disoccupazione sono sempre più l'esito degli shock d'insieme alla domanda: di fatto, dei cicli economici keynesiani.
Il dibattito in corso di questi tempi verte proprio sul fatto di capire se siamo alle prese con un aumento nella disoccupazione ciclica o strutturale.
Quindi vale sicuramente la pena osservare che siamo in grado di operare questa distinzione: l'economia, in ogni caso, è soggetta a due tipi di shock, aventi effetti alquanto diversi. Le alterazioni nel livello di attività aggregata fanno sì che il tasso col quale si creano i posti di lavoro e il tasso col quale si cancellano vadano in direzioni opposte, mentre i cambiamenti nell'intensità del processo di riallocazione provocano un loro movimento in parallelo.