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Questo articolo è stato pubblicato il 12 ottobre 2010 alle ore 08:50.
Sarebbe dovuto diventare uno dei governatori della Fed, al fianco del suo discepolo Ben Bernanke, ma i politici americani lo hanno bocciato perché non sembrava all'altezza. Peter Arthur Diamond può però consolarsi con un Nobel che ne conferma la statura come economista.
Nato nel 1940, laurea in matematica a Yale e dottorato in economia all'Mit, dove insegna, Diamond è stato in realtà molto attivo anche come consulente del mondo politico. Al di là del mercato del lavoro, il neo-Nobel si è occupato soprattutto di sicurezza sociale. Al centro delle sue attenzioni, ovviamente, gli Stati Uniti, sui quali è intervenuto anche recentemente scrivendo nel 2004 - con Peter Orzag, il direttore dell'Ufficio del bilancio federale di Barack Obama che si è recentemente dimesso "per sposarsi", o più verosimilmente per dissensi con il presidente - un progetto di riforma che, all'epoca, richiedeva modesti interventi per rendere sostenibile l'andamento dei conti pubblici nel lungo periodo.
Diamond si è però occupato anche di altri paesi: ultimamente della Cina, ma - nel recente passato - anche dell'Italia con due lavori del '99 e del 2004. Nel 2000 è stato visiting professor all'Università di Siena.
I suoi interessi scientifici, al contrario degli altri due premiati, sono molto ampi, ma possono essere tutti ricondotti alla ricerca di una teoria un po' più vicina alla realtà dei mercati, incompleti e non sempre efficienti. Ha così aperto la strada ad altri Nobel, come Joseph Stiglitz, e ha spesso insistito sulla necessità di "accontentarsi" di un'efficienza di second best. (R. Sorr.)