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Questo articolo è stato pubblicato il 12 ottobre 2010 alle ore 08:50.
«Spesso bisogna sperare che chi si occupa di queste cose, i politici, ci pensino davvero. Non c'è una soluzione magica al problema della disoccupazione. Le condizioni di lavoro sono importanti ma la cosa più importante ora è fornire un contesto in cui i datori di lavoro tornino ad assumere».
Ai microfoni di Radio 24, Dale Thomas Mortensen riassume così l'attuale, difficile situazione creata dalla crisi finanziaria. Sono parole importanti: nato nel 1939, laurea in economia alla Willamette University - di cui oggi è diventato il più famoso alumnus - e dottorato alla Carnegie Mellon di Pittsburg, Mortensen si è dedicato quasi esclusivamente alle questioni di lavoro, sviluppando la matching theory.
Partendo dalle teorie sul monopsonio, ha esteso l'analisi di quelle situazioni in cui un salario minimo aumenta, e non diminuisce come avviene invece in situazioni di concorrenza perfetta, occupazione e benessere. Si è interessato anche agli aspetti normativi della teoria, valutando l'effetto di diverse politiche per migliorare benessere e salari.
Raramente si è occupato di altri mercati. Un suo lavoro dell'88 è però dedicato al «trovare un compagno di vita o no», descrivendo un "mercato del matrimonio", in cui è costoso (almeno in termini di tempo) cercare marito o moglie, si cercano relazioni di lungo periodo e c'è concorrenza. Uno studio compiuto un po' sulla scia di un altro Nobel, Gary Becker, che estese l'analisi economica a situazioni apparentemente lontane dal gioco della domanda e dell'offerta. (R. Sorr.)