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Questo articolo è stato pubblicato il 13 ottobre 2010 alle ore 16:27.
Siamo sinceri: servono ancora questi dati? Per aumentare la nostra sensibilità ambientalista serve ancora sciorinare una serie di immagini di fiumi in secca, deserti e animali morenti, gente impoverita e foreste ridotte a distese di schegge? Il fatto è che nonostante di sostenibilità si parli almeno dagli anni Ottanta, e nonostante il tema sia sempre molto interessante da discutere, magari durante una cena, passando dagli abiti fatti di plastica riciclata al cibo biologico alla bicicletta, il nostro pianeta sta sempre peggio. Senza mezzi termini, ma anche questo suona un po' ripetitivo, nel 2007 abbiamo già superato del 50% la capacità della Terra di sostenere il nostro stile di vita.
Le 100 pagine del Living Planet Report 2010 del Wwf, presentato oggi a Bristol, seguono il consueto canovaccio: da una parte, dati terrorizzanti sulla caduta libera della biodiversità e sull'aumento esponenziale e irrefrenabile della nostra "impronta ecologica"; dall'altra, una serie di appelli alle istituzioni nazionali e globali perché si metta fine a questa decadenza che sembra inesorabile.
Dal 1970, dice il report, le specie animali del pianeta sono diminuite del 30%, mentre i nostri consumi di risorse naturali sono aumentati di undici volte. Nel 2030 ci serviranno due pianeti per continuare a poter vivere come facciamo adesso. Scendiamo nel particolare: le specie marine sono diminuite del 24% fra 1970 e 2007, quelle terrestri del 25% e quelle d'acqua dolce del 35%. Sono le percentuali più alte mai registrate in otto edizioni del report.
Chiaramente la scomparsa della biodiversità è legata all'aumento della nostra impronta ecologica, che considera il nostro consumo di spazio, energia, cibo, trasporti: i 31 paesi che fanno parte dell'Oecd, fra i quali si trovano quelli con le economie più ricche, incidiono da sole sul 40% dell'impronta ecologica complessiva dell'umanità: in testa, gli Emirati Arabi, il Qatar, a sorpresa la Danimarca, il Belgio, gli Usa, l'Estonia, il Canada, l'Australia, il Kuwait e l'Irlanda.
I cosiddetti "Bric" - Brasile, Russia, India e Cina - ne hanno ancora una limitata. Ma sta crescendo velocemente e se tutta la popolazione mondiale avrà lo stesso stile di vita degli Stati Uniti, avremo bisogno delle risorse di 4,5 pianeti. Nemmeno per l'Italia ci sono buone notizie: siamo secondi solo all'Olanda per scarsità di "natura" disponibile pro capite, e anche la nostra dieta, così celebrata in passato, oggi è giudicata come poco sostenibile, perché mangiamo troppa carne, cereali e derivati animali.