Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 13 ottobre 2010 alle ore 08:53.
Una serata di straordinaria follia. Una ben mesta vittoria dell'Italia del pallone, che dovrebbe ottenere a tavolino i tre punti della partita con la Serbia, una grave sconfitta dell'Italia dell'ordine pubblico che si è arresa senza combattere dinanzi alle prepotenze degli ultras arrivati in massa da Belgrado.
Le bande serbe, la cui pericolosità è stata evidentemente sottovalutata nonostante i segnali giunti negli ultimi giorni, in particolare dopo la sconfitta subita in casa lo scorso venerdì dall'Estonia, hanno prima scorrazzato per il centro di Genova, poi assaltato il pullman della loro nazionale e infine, completata questa fase di riscaldamento, occupato il settore di Marassi loro riservato con il ben preciso intento di non far disputare la partita. Una volta entrati senza controlli di sorta (che fossero in possesso della magica tessera del tifoso?) come dimostrato dai fumogeni, dai petardi, dai taglierini con cui hanno provveduto a far saltare le reti di recinzione, hanno prima ottenuto il rinvio della partita e poi, dopo una breve farsa di gioco durata cinque minuti per l'accanimento terapeutico dell'Uefa che intendeva far giocare a qualunque costo, la sospensione definitiva.
Le immagini hanno ovviamente già fatto il giro del mondo. Vivendole in diretta, e pur sforzandoci di apprezzare la cautela con cui le forze dell'ordine, una volta entrate sul campo tra gli applausi del pubblico, hanno fronteggiato la situazione per evitare disordini che si propagassero al resto dello stadio, la sensazione di impotenza è risultata palpabile. Ed è stato inevitabile domandarsi se non sarebbe stato il caso, dopo le violenze già compiute in città, di accogliere gli ultras serbi in ben altro modo ai cancelli dello stadio: organizzando per loro, seduta stante, una diretta della partita a circuito chiuso nell'accogliente caserma di Bolzaneto.
Sceso quest'altro gradino di fronte al resto del mondo calcistico e non solo, e in attesa che l'Uefa decida se addebitare la sospensione del match alla Serbia per responsabilità oggettiva (come è probabile) o all'Italia per incapacità organizzativa (e non è da escludere), il 12 ottobre resterà nella storia del calcio di casa nostra anche per la clamorosa sconfitta dell'Under 21 dalla Bielorussia. Un'inezia rispetto a quello che sarebbe accaduto a Genova da lì a poche ore. Ma dal punto di vista strettamente sportivo una dèbacle in piena regola, visto che l'eliminazione dal campionato d'Europa comporta anche, automaticamente, quella dalle Olimpiadi di Londra.