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Questo articolo è stato pubblicato il 14 ottobre 2010 alle ore 09:46.
Nonostante gli sforzi dei telecronisti Rai per renderla più godibile con il loro involontario cabaret, la serata di Marassi è destinata a essere ricordata come la più avvilente della storia del calcio italiano. Mai nel secolo azzurro appena festeggiato una partita era stata sospesa per ragioni di ordine pubblico. Mai uno stadio vestito di tricolore si era dovuto arrendere a un'orda di violenti. Del tutto inattesi secondo la versione dei responsabili di casa nostra, che hanno accusato i colleghi serbi di mancata segnalazione di pericolo. Ampiamente prevedibili se solo il Viminale, anziché sull'intelligence serba, si fosse basato su una banalissima lettura dei quotidiani. Tanto che l'Uefa, nel rinviare di due settimane ogni genere di provvedimento, ha già lasciato filtrare che accanto alle durissime sanzioni previste per la Serbia è il caso di attendersi anche un provvedimento collaterale per il paese ospitante, che avrebbe dovuto «garantire la sicurezza nello stadio e il regolare svolgimento dell'incontro».
Aspettando il verdetto, le domande sono tante. Quella più ricorrente da parte del pubblico che frequenta gli stadi, sia per sua sfortuna quello di Marassi l'altra sera che in generale gli altri, è solo apparentemente banale. Perché a padri e figli che sfilano regolarmente tra i tornelli viene sequestrato persino il tappo della bottiglietta d'acqua, e un'orda di barbari è potuta entrare con razzi, petardi, coltelli e cesoie? Già, perché? Alla madre di tutte le domande ne seguono altre. Per esempio perché Genova, il cui stadio è pericolosamente inserito nel tessuto urbano, perché tanti steward e poca polizia quando si sa, non si poteva non sapere che nazioni come Serbia, Inghilterra, Polonia – come minimo, ma l'elenco è destinato ad allungarsi – esportano hooligans? Ma quella si staglia su tutte. Perché l'ingresso allo stadio è diventato una via crucis per le persone perbene, mentre per i branchi di violenti, serbi in questo caso ma nostrani nella routine di ogni fine settimana, è sempre o quasi sempre in funzione il telepass?
E a proposito di prevenzione, o di intelligence per usare una parola grossa, sarà il caso di tenere sott'occhio l'effetto che le prodezze serbe di Marassi potrebbero avere sugli ultrà indigeni. Una prima, rapida scorsa ai blog di settore segnala che il gigantesco capo manipolo poi arrestato nella notte, e a quel punto esibito a fotografi e cameramen come un trofeo, ha riscosso un gradimento molto alto. E un perverso meccanismo di imitazione non è affatto da escludere. Mentre del tutto inimitabile resterà una telecronaca Rai che ha già meritato il podio del Blob di tutti i tempi. Il gesto cetnico delle tre dita mostrato dai giocatori serbi alla curva per calmare (?) gli animi scambiato con un je ne famo tre, il commento stentoreo e tifoideo di quei pochi minuti fasulli e spacciati per veri hanno riconfermato l'indiscutibile primato dell'azienda di disservizio pubblico.