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Questo articolo è stato pubblicato il 16 ottobre 2010 alle ore 06:37.
SHANGHAI. Dal nostro corrispondente
Vent'anni dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica, la Cina pareggia i conti con i vecchi compagni di Mosca.
Dodici a dodici. Tanti sono i Piani quinquennali varati dalla Russia comunista dalla fine degli anni 20 fino all'era Gorbaciov. E tanti sono i Piani quinquennali che la Cina comunista ha messo in cantiere dalla sua fondazione.
Sebbene il termine coniato da Stalin odori ormai di muffa ed evochi ricordi di un mondo diviso in blocchi contrapposti, il futuro della Cina si gioca ancora intorno a un Piano quinquennale. Per mettere a punto il "numero dodici", quello che dovrà indicare le linee guida dello sviluppo economico e sociale del paese per il lustro 2011-2015, ieri a Pechino si è riunita la sessione plenaria del Comitato centrale del Partito comunista cinese.
In soli quattro giorni, 300 pezzi da novanta della nomenklatura cinese, riuniti in un hotel di Pechino, dovranno mettere i sigilli al documento programmatico che la prossima primavera verrà ufficialmente varato dall'Assemblea nazionale del popolo. Ovviamente, visti i tempi stretti, si tratta di un puro passaggio formale giacché i contenuti del Piano sono già pronti da tempo.
Nessuno al di fuori della stretta cerchia del Plenum del Pcc ne è ancora a conoscenza. Ma sulla base delle priorità strategiche indicate negli ultimi anni dalla leadership cinese, osservatori e analisti hanno provato a ricostruire come sarà articolato l'ultimo grande atto programmatico del tandem composto dal presidente, Hu Jintao, e dal premier, Wen Jiabao, che tra due anni esatti passerà il testimone del potere alla quinta generazione di comunisti cinesi.
Un fatto è certo: l'epoca dei "traghettamenti" è finita. Oggi, a differenza di 5, 10 o 20 anni fa, il Piano quinquennale non deve più fornire indicazioni su come gestire la trasformazione dell'economia cinese da un sistema a rigida pianificazione a un sistema di libero mercato. Superata l'era di Deng Xiaoping e di Jiang Zemin, e la prima era Hu Jintao, la Cina è diventata un paese più complesso e interdipendente con il resto del mondo. Riformare è più difficile: imboccata una strada è difficile tornare indietro.