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Questo articolo è stato pubblicato il 17 ottobre 2010 alle ore 14:44.
I soliti noti. È il sabato di Ibra e Totti. Lo svedese strabiliante sforna assist vincenti, poi spara nella porta sbagliata ma trascina il Milan alla vittoria. Totti mette tutti a tacere dopo le polemiche con una delle sue più brillanti prestazioni e rimette in pista la Roma. A san Siro, sul tabellone luminoso, campeggia il nome di Pato. È lui a schiantare il Chievo ma a dipingere calcio da antologia è sempre Ibrahimovic. Se poi alla compagnia aggiungiamo il dinamismo e la classe di Ronaldinho, mai così devoto alla causa, il gioco è fatto e si può sognare davvero in grande. Solo nei primi 45' Pato riceve ben tre splendide palle gol.
Le prime due le mette in cassaforte trasformando in gol prima lo splendido cross, poi l'assist su punizione. Sorrentino però, al quale sta stretto il ruolo di orso del luna park, decide di frapporsi alla conclusione del ‘papero' sul terzo bon bon servito, stavolta di destro, dal caleidoscopico Ibra. Lo ‘zingaro' è carico e ci prova anche nella ripresa, questa volta servendo Ronaldinho con un tocco di testa che frutta però solo una gran botta del brasiliano. E' un Milan spettacolare, di quelli che piacciono al patron, un po' meno agli avversari, come il Chievo, che si trova a girare a vuoto, frastornati da tanta classe. Veronesi che non stanno solo a guardare, però. Pellissier ce la mette tutta ma è troppo solo, e allora prende per mano la squadra, prova a inventare, prova a concludere, a far salire la squadra, ma per il gol della bandiera è ancora Ibra a rubargli la scena, perché dopo una partita impeccabile è proprio lui a spiazzare il portiere milanista, Abbiati, con un'incornata che rischia di vanificare tutto il bene fatto fino a quel momento. Ma in campo c'è un divario e il danno resta limitato, anzi, Robinho decide di battezzare la rete di San Siro su assist di Ronaldinho.
2-1 all'Olimpico dove la Roma fa definitivamente pace col mondo e con i suoi tifosi, ma soprattutto si riappropria di un po' di autostima liquidando il Genoa con una gara, almeno a tratti, brillantissima, mettendo in mostra i suoi gioielli in formato grande spolvero. Totti, pur non rompendo il digiuno da gol, sembra un ragazzino. Borriello è un cecchino chirurgico, Pizarro torna il punto di riferimento qualche metro più indietro con le geometrie che tanto mancano quando non è al massimo della forma. Taddei e Perrotta tornano ad essere quelli dei tempi d'oro di Spalletti che, intorno a loro, aveva costruito la miglior Roma del decennio. Insomma, tutto sembra funzionare come nei periodi migliori e il clima, nonostante il perdurare del silenzio stampa, torna a distendersi, come dire ‘falsa partenza, ci siamo sbagliati'. Borriello-Brighi, e torna il sereno.