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Questo articolo è stato pubblicato il 19 ottobre 2010 alle ore 16:50.
L'Aula della Camera salva l'ex ministro delle Infrastrutture e Trasporti Pietro Lunardi, oggi deputato del Pdl, indagato - nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti per il G8 - per corruzione insieme all'arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe. È stato approvato infatti con 292 voti a favore (Pdl, Fli e Lega), 254 contrari (Pd, Idv e Udc) e 2 astenuti (i centristi Buttiglione e Tassone) il parere della Giunta per le Autorizzazioni che stabiliva la restituzione degli atti al tribunale dei ministri di Perugia in quanto incompleti, dunque insufficienti per decidere sull'autorizzazione a procedere contro il deputato.
Lunardi è accusato di avere acquistato da Propaganda Fide per 3 milioni di euro un palazzo cielo-terra di 5 piani in via dei Prefetti a Roma valutato 8 milioni di euro. Dopo avere comprato l'immobile, con la mediazione dell'ex presidente del consiglio superiore dei lavori pubblici, Angelo Balducci, Lunardi avrebbe fatto ottenere a Propaganda Fide un finanziamento di 2,5 milioni di euro per la realizzazione di un museo nella sede della Congregatio pro gentium evengelizatione in piazza di Spagna. Nell'inchiesta sono implicati anche l'imprenditore Diego Anemone e l'architetto Angelo Zampolini.
«Oggi è stato fatto un primo passo importante per fare chiarezza», ha commentato il deputato del Pdl. Il relatore di maggioranza, Giuseppe Consolo, ha spiegato che «è impossibile per la giunta e la Camera prendere in considerazione questa richiesta senza poter analizzare la condotta di entrambi i presunti concorrenti di questo episodio», vale a dire «corrotto e corruttore». Per l'avvocato, esponente di Futuro e libertà, «è evidente, palese, scritto su muri, che il tribunale dei ministri di Perugia ha omesso di svolgere il ruolo di filtro e vaglio dei fatti» che gli compete.
Per questo, è apparso necessario «alla maggioranza della giunta che - vuoi per la non completa prospettazione alla Camera dell'episodio corruttivo, vuoi per l'assoluta insufficienza delle indagini sommarie svolte dal tribunale dei Ministri - gli atti siano restituiti all'autorità giudiziaria medesima».
In linea con quello di Consolo è stato l'intervento di Maurizio Paniz, del Pdl. «Qui non si tratta di discutere della salvaguardia di un privilegio, ma solo di garantire che la giustizia operi in modo corretto, senza prevaricazioni di metodo magari attraenti sul piano mediatico ma inaccettabili», ha detto.