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Questo articolo è stato pubblicato il 20 ottobre 2010 alle ore 08:55.
Triga e Tapiro sonnecchiano da 22 anni. Per nulla felici. Prima del «macchine spente» al nucleare italiano, sancito con il referendum popolare del 1987, erano accuditi e osannati. Per quanto piccoli i due reattori atomici sperimentali piazzati nel centro ricerche dell'Enea alla Casaccia, allestito nel 1960 e cuore dello studio e sperimentazione nucleare in Italia, trainavano, manovrati da supertecnici affiancati ogni giorno da piccoli plotoni di ricercatori e studenti universitari, buona parte del futuro atomico italiano, che a detta di molti analisti aveva non poche punte di eccellenza mondiale.
Da oggi Triga e Tapiro escono dal letargo. Tornano a nuova vita. Macchine accese davvero, a pieno regime. Buon per il piano governativo di rientro alla generazione nucleare. Onore all'accordo tra Enel ed Edf che promette di piazzare nel nostro territorio quattro reattori di terza generazione. Ma a rispolverare gli entusiasmi di Triga e Tapiro è soprattutto l'ambizione di riguadagnare la prima fila nella ricerca italiana sul futuro dell'atomo elettrico. Partendo dalla missione più immediata. I due cuccioli atomici della Casaccia faranno da laboratorio e banco di riscontro per molte delle tecnologie che l'Enea sarà chiamato a validare per le nostre nuove centrali. Va detto che il lavoro dei due piccoli ma sofisticatissimi reattori non servirà solo a sorreggere il nostro rinascimento nucleare. I due piccoli concentrati di tecnologia recupereranno, alla grande, la vecchia e decisiva missione: saranno palestra di studio, sperimentazione e realizzazione di tutti quei regali che l'atomo fornisce non solo al progresso dell'energia ma anche, ad esempio, ai nuovi materiali e, ancor più importante per il bene comune, alle tecnologie mediche. Negli apparati per la cura dei tumori, ad esempio.
Via dunque alla riaccensione ufficiale di Triga e Tapiro, che dopo un ventennio di Stato semivegetativo verranno riportati a pieno regime. Alla soglia "critica", come dicono i tecnici. Sarà una cerimonia in pompa magna, come meritano i piccoli giganti a lungo trascurati. Alla Casaccia, 30 chilometri a nord di Roma, ci saranno scienziati e politici. L'occasione, coincidenza un po' fortunata e un po' cercata, è la celebrazione dei cinquant'anni del campus di ricerca dell'Enea. Il governo sarà rappresentato dal sottosegretario allo sviluppo Stefano Saglia, che nei mesi scorsi ha fatto da volenteroso pilota della nuova sfida per l'atomo italiano in assenza di un ministro titolare. Un brindisi dunque a Triga e Tapiro, diversi e complementari. Il reattore nucleare di ricerca Triga RC-1 (Training, research, isotopes, general atomics - Reattore Casaccia 1T) è - spiegano all'Enea - una sorgente di neutroni termici. Serve, in medicina, per perfezionare la radiografia e tomografia con neutroni e per produrre radio farmaci. Nella ricerca industriale può scandagliare le proprietà dei nuovi materiali. Nell'università è un supporto essenziale ai corsi di Ingegneria Nucleare. Nato nel 1960 sull'onda dell'iniziativa americana Atom for Peace aveva una potenza di appena 100 kilowatt ma un progetto Enea ha consentito tre anni dopo di potenziarlo di dieci volte. È un reattore termico a piscina, con il nocciolo piazzato dentro un riflettore cilindrico di grafite, sul fondo di un contenitore di alluminio riempito con acqua demineralizzata che serve a raffreddare tutto e a schermare le radiazioni emesse dal ciclo combustibile ad uranio. Tapiro (Taratura pila rapida a potenza 0), realizzato integralmente dell'Enea, è invece una sorgente di neutroni veloci.