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Le 10 imprese dove la cassa si è trasformata in vitalizio

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Questo articolo è stato pubblicato il 20 ottobre 2010 alle ore 09:00.

Prima un periodo di cassa ordinaria. Poi due anni di straordinaria. Poi, di nuovo, la cassa in deroga. E poi ancora ordinaria e straordinaria – ma solo se nel frattempo sono passati i 5 canonici –, oppure la mobilità e la disoccupazione. Anche in Lombardia si ingrossano le schiere dell'esercito dei "forzati" della cassa integrazione. Lavoratori appesi al filo di un piano industriale o ad una ripresa che non arriva mai. Spesso ex addetti di aziende fantasma, di scatole ormai vuote. Capannoni, muri e macchinari e "risorse umane" palleggiate tra commissari straordinari, immobiliaristi, improbabili cavalieri bianchi o semplici avvoltoi.

L'elenco delle aziende lombarde di medie dimensioni che negli ultimi mesi hanno chiesto e ottenuto la cassa in deroga è lungo. Solo ad ottobre ci sono pesi massimi come il Cotonificio Honegger di Albino, in provincia di Bergamo (cassa per 402 dipendenti fino al 31 dicembre), la Manifattura di Valle Brembana di Zogno, sempre in provincia di Bergamo (404 dipendenti fino a fine anno), la cooperativa Viadana Facchini di Viadana in provincia di Mantova (230 dipendenti fino al 31 dicembre).

La cassa in deroga per i big è il campanello d'allarme di una situazione complessa: lo strumento, pensato per le piccole realtà che non avrebbero altrimenti accesso ad ammortizzatori sociali, è sempre più spesso utilizzato come tampone per supplire la momentanea impossibilità ad utilizzare la cassa ordinaria o straordinaria (la legge stabilisce un tetto massimo di 36 mesi in 5 anni) da parte delle realtà più grosse. E sul territorio lombardo ci sono aziende e lavoratori che hanno abbondantemente superato i 3-4 anni di utilizzo degli ammortizzatori: per molti lavoratori la cassa sta diventando una situazione permanente, quasi un vitalizio.

Alla Donora di Cortenuova (BG), ex fabbrica dei frigoriferi Candy, è scaduto, il 30 settembre scorso, un periodo di 4 mesi di cassa in deroga. Precedentemente i 150 lavoratori avevano già usufruito di ordinaria e straordinaria: è dal 2006 che le cronache sindacali si occupano della vicenda. «Avevamo ottenuto la deroga – spiega il segretario provinciale della Fiom Cgil, Eugenio Borella – a fronte di un impegno, da parte di un possibile acquirente dell'area, ad attivare un polo logistico riassumendo parte dei lavoratori. L'accordo non è stato rispettato. Ora, mentre i lavoratori vanno verso la mobilità, ci prepariamo a chiedere un'altra deroga, fino a fine anno, in attesa di una risposta».

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Tags Correlati: Brandt Italia | Brescia | CGIL | Donora | Eugenio Borella | Mantova | Milano | Moulinex | Ocean | Uil | Viadana Facchini

 

Ci sono aziende come la Carlo Colombo, con gli operai costretti a salire sul tetto per chiedere il rispetto degli accordi relativi alla proroga della cassa. Ci sono la Metalli Preziosi e la Lares di Paderno Dugnano (MI), entrambe fallite nel 2009. La Elco di Inzago (MI), la Bames (ex Celestica) di Vimercate (MB), la Novaceta di Magenta (nella cui area, tra l'altro, è necessaria una bonifica). C'è il Linificio e Canapificio di Villa Almè, in provincia di Bergamo, che presto chiuderà i battenti. I lavoratori, dopo una trattativa al ministero del Lavoro, hanno ottenuto 2 anni di Cigs. L'azienda già aveva ottenuto un periodo di deroga, dopo avere goduto, in precedenza, di altri ammortizzatori.

I lavoratori della ex Legler (ha stabilimenti in provincia di Bergamo e in Sardegna) sono senza copertura da cassa dall'11 agosto. L'udienza per la conversione della procedura da amministrazione straordinaria a fallimento è fissata per domani: il commissario però, in attesa del pronunciamento del tribunale, ai fini di garantire la copertura della Cigs, ha dichiarato che le società si trovano in regime di continuità di impresa e che questa situazione perdurerà fino a quando interverrà la conversione della procedura. Il 28 settembre così, al tavolo del ministero dello Sviluppo, è stata ottenuta un'ulteriore proroga per circa 800 lavoratori (290 in Lombardia). È dal 2007 che il gruppo è in difficoltà.

Un altro caso emblematico è quello della Brandt Italia: la crisi della ex Ocean inizia nel 2001, quando in Francia entra in difficoltà la capogruppo Moulinex Brandt. Da allora è stato un susseguirsi di accordi ministeriali, Cigs, contratti di solidarietà. Brandt Italia (ha uno stabilimento a Verolanuova, in provincia di Brescia, con 467 unità) aveva esaurito i 36 mesi di Cigs e così è ricorsa alla cassa in deroga. Lo scorso 31 agosto, allo scadere di questo provvedimento, ha ottenuto altri 12 mesi di Cigs.

«Non si possono gestire queste situazioni di difficoltà esclusivamente con la cassa integrazione – spiega Fulvia Colombini, segretario generale della Cgil Lombardia –: nel 2011 queste situazioni saranno ancora tutte da gestire, molti lavoratori resteranno disoccupati, senza possibilità di ricollocamento. È necessario un salto di qualità: va riaperto un tavolo di sviluppo, coinvolgendo Regione, imprenditori e sindacato. Bisogna favorire il confronto nelle province, cercando di capire come va riqualificato il tessuto manifatturiero, come rendere attrattivo il territorio».

Secondo Claudio Negro, segretario della Uil lombarda, «le risorse per coprire gli ammortizzatori nel 2011 ci sono. Ma una decina di grosse aziende, in Lombardia, sono ormai decotte – aggiunge –: hanno esaurito la straordinaria e non la possono riaprire, perchè vanno verso la cessazione. Concedere ancora deroghe significa risucchiare parte delle risorse destinate alle piccole imprese. Analizziamo caso per caso, ma poi facciamo in modo che queste aziende mettano in mobilità i dipendenti. A quel punto, la Regione e le stesse aziende devono mettere mano al portafoglio e finanziare un serio programma di outplacement. Se sappiamo già in partenza che il rientro al lavoro è impossibile, bisogna subito sopperire con politiche attive, senza perdere tempo».

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