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Questo articolo è stato pubblicato il 19 ottobre 2010 alle ore 09:16.
Già nel prossimo Consiglio dei ministri potrebbe essere discussa l'abrogazione dell'articolo 7 della legge Pisanu, che a fini antiterrorismo dettava i limiti nell'accesso ai servizi wireless pubblici. Lo ha detto Renato Brunetta, ministro della Pubblica amministrazione, ieri a chiusura dell'"Incontro con gli innovatori" organizzato al Future center Telecom di Venezia. Per un vincolo che cade, altri si rivelano difficili da abbattere: e non è un problema di risorse.
«È inutile pensare agli 800 milioni che mancano per la banda larga in Italia – spiega il ministro – quando il suo livello attuale di utilizzo è inferiore al 50%». In un momento di finanza restrittiva – è la tesi – senza aumenti di spesa, entro pochi mesi, potrebbero avvantaggiarsi di un aumento di produttività e di efficienza la sanità, l'istruzione, la giustizia: «È un problema di cultura, non di rete: tutte le scuole italiane sono già collegate via internet, fra loro, con il ministero e con il mondo esterno, ma la quantità di contenuti che viene fatta circolare è praticamente nulla. Lo stesso in medicina: il fascicolo telematico con le informazioni di ogni paziente è già disponibile, ma non viene utilizzato, così come la Pec, la posta elettronica certificata per la quale la banda larga è più che sufficiente. Il solo utilizzo del protocollo Voip per la comunicazione nelle università – incalza Brunetta – consentirebbe di risparmiare fino a un terzo di spese telefoniche, recuperando l'investimento necessario in un anno e mezzo e liberando fondi».
Reazioni tossiche: così il ministro definisce le resistenze – inaspettate – che si sono attivate contro questo tipo di evoluzione. Il problema dell'Italia – spiega Franco Bernabè, amministratore delegato Telecom Italia «non è produrre innovazione, cosa che attualmente richiederebbe investimenti che il paese non si può permettere. Occorre prendere l'innovazione che già esiste e diffonderla nel sistema, attraverso un insieme di regole, di incentivi, ma anche di obblighi».
L'uso delle nuove tecnologie nel privato e nel pubblico, sotto forma di e-government, sono due facce della stessa medaglia: «Se funziona il processo di ammodernamento dello Stato – ricorda Brunetta – questo si traduce immediatamente in una domanda di servizi e prodotti da parte delle aziende». Entro la fine dell'anno il ministro ha annunciato la presentazione di un Atlante sullo stato dell'innovazione pubblica e privata: «Siamo abituati a ragionare sulla base di un'immagine arretrata, di statistiche obsolete: si vedrà che la situazione non è così negativa. Il documento, in inglese, verrà presentato in sede internazionale per attrarre nuove risorse, prima scoraggiate da un'immagine superata dell'Italia». E se a giorni è atteso il rientro dei 200 rappresentanti dell'Italia dell'innovazione che hanno costituito l'eccellenza del padiglione nazionale all'Expo di Shangai, altri 500 partiranno presto per la Russia, con l'obiettivo di proporre lo stesso modello.