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Questo articolo è stato pubblicato il 20 ottobre 2010 alle ore 06:37.
Introduzione molto graduale dei requisiti di liquidità per le banche e soprattutto rinvio alla metà dell'anno prossimo della lista degli istituti «troppo grandi per fallire» e delle misure di maggior protezione che dovranno adottare per evitare di dover essere salvati con denaro pubblico come è avvenuto nella recente crisi.
La "guerra delle valute" rischia di dominare il prossimo vertice dei capi di Stato e di governo del G-20, che riunisce le più importanti economie avanzate ed emergenti, e l'incontro preparatorio dei ministri finanziari e dei governatori, che si terrà questo fine settimana a Gyeongju, in Corea. Ma i risultati concreti più importanti dovrebbero venire sulle regole anti-crisi per la finanza globale. Dopo l'approvazione a settembre dei controversi requisiti di capitale delle banche, detti di Basilea 3, il Comitato di Basilea, che raggruppa le autorità di vigilanza di 27 paesi, ha messo a punto ieri altri dettagli sui criteri di liquidità. Ma sulla questione delle istituzioni «di importanza sistemica» le nuove regole non arriveranno in tempo per Seul.
Il lavoro, in vista degli incontri del weekend, verrà definito oggi in una riunione plenaria del Financial Stability Board. Toccherà poi al suo presidente, il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, riferire al G-20, che aveva dato mandato all'Fsb di metter mano alla ridefinizione delle regole, per ottenere l'avallo politico alle conclusioni dei tecnici.
Il presidente del Comitato di Basilea, il governatore della Banca centrale olandese, Nout Wellink, ha parlato di «risultato storico» per rafforzare la stabilità del sistema. Le polemiche tuttavia non sono mancate: da chi ritiene che l'introduzione diluita su un lungo numero di anni delle nuove regole lasci vulnerabile il sistema a una prossima crisi che possa verificarsi prima della loro applicazione concreta; a chi invece, comprese le banche, molte associazioni di imprese e i politici di diversi paesi, è convinto che la stretta sul capitale e le altre norme prudenziali possano produrre una frenata del credito e quindi soffocare la ripresa economica. È possibile, ha osservato ieri il presidente della Bundesbank, Axel Weber, che ci sia una qualche restrizione del credito, ma non un credit crunch generalizzato.