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Questo articolo è stato pubblicato il 21 ottobre 2010 alle ore 06:37.
LONDRA. Dal nostro corrispondente
In fuga dalla rovina. Fuga precipitosa, come mai prima d'ora nella storia post bellica del Regno Unito. Nella volontà e nelle parole, almeno, di George Osborne, quarantenne Cancelliere dello Scacchiere del governo di coalizione di David Cameron, che ieri alla Camera dei Comuni ha annunciato la revisione globale della spesa pubblica britannica. Ovvero tagli per 81 miliardi di sterline (92 miliardi di euro) capaci di riportare, in termini reali, ai numeri del 2008, quando rappresentava il 38,4% del pil contro il 43,7 di oggi. Processo che dovrà concludersi entro il 2014-2015, nel periodo preso in esame dalla cosidetta Spending review. È la summa della correzione ai conti pubblici inglesi, zavorrati da un deficit pari all'11,1% del prodotto interno lordo, regalo ultimo della crisi del credito e della successiva recessione. Il governo conservatore-liberaldemocratico ha deciso di liberarsene a tempo di record, entro la fine della legislatura, azzerando entro il 2015 il disavanzo strutturale.
Da mesi si sapeva che i tagli sarebbero arrivati, ma solo ieri è stato messo un prezzo su ogni capitolo destinato a essere colpito. Con due sorprese buttate là, fra le righe del discorso di George Osborne: innalzamento - sei anni prima del previsto - dell'età pensionabile che dal 2020 slitterà a 66 anni per uomini e donne e una nuova tassa sulle banche, balzello fisso, non l'una tantum sui bonus del 2009, da calcolare sui bilanci degli istituti di credito. I dettagli dell'imposta saranno diffusi oggi. Il governo spera possano placare le polemiche che impazzano per l'«ingiustizia sociale» denunciata dall'opposizione, figlia di misure durissime che non sono una "manovra", ma una mossa politica radicale, una svolta nel rapporto fra Stato e cittadini, fra centro e periferia.
La scure cade sul welfare, prima di tutto, con 18 miliardi di tagli a regime ovvero il 22% del risparmio globale ricercato dal governo. Provvedimenti che colpiranno con sfumature diverse assegni famigliari, di invalidità, di disoccupazione, benefit per la casa o per il riscaldamento. Tramonta, in questa logica, l'universalità del sussidio che in molti casi non sarà garantito ai redditi medi e medio alti, oggi coperti. La lama si abbatte poi sui singoli ministeri con misure che avranno la conseguenza ultima di cancellare 490mila posti di lavoro pubblici da oggi al 2015. Sui ministeri, in realtà, le conseguenze saranno diverse in ossequio alla strategia in tre punti delineata da George Osborne. «Equità, crescita, riforme» è il mantra che il Cancelliere ha ripetuto per giustificare il 33% di taglio al bilancio del Tesoro, il 24% a quello degli Esteri, il 23% a quello degli Interni, 30% all'Industria, 20% all'energia, quasi il 40 allo sport.