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Le città del futuro si chiamano "smarty-city"

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Questo articolo è stato pubblicato il 21 ottobre 2010 alle ore 17:46.

Le città del futuro? Si chiamano "smart-city". Città in cui si ottimizzeranno le risorse e in cui le reti della mobilità, quelle wirless o del teleriscaldamento saranno integrate nel modo più efficiente possibile. Città iper-infrastrutturate che ridurranno al minimo i consumi sfruttando le più innotative tecnologie energetiche. Oggi a Roma è in corso il primo "Italian Smart City Forum" promosso da Business International in collaborazione con Enel e con la partecipazione di Accenture, Cisco e Ibm. Decision maker politico-istituzionali a livello europeo, centrale e locale, rappresentanti del mondo delle utility, delle imprese, della finanza e della ricerca si sono riuniti per discutere visioni e modelli della Smart City.

Genova e Malaga sono due delle città che si sono candidate all'iniziativa promossa nell'ambito del Piano strategico europeo per le tecnologie energetiche dall'Unione europea che prevede la creazione di 30 Smart Cities da selezionare entro il 2020. Obiettivo? Diventare città campioni di efficienza energetica, riducendo al minimo l'impatto delle emissioni e integrando reti elettriche, sistemi edilizi e modelli di trasporto intelligenti.

Genova punta ai finanziamenti europei contando già sul sostegno di 50 aziende, centri di ricerca e banche. Tra gli ambiti di azione su cui fa leva l'iniziativa ci sono anche il recupero in chiave energetica degli edifici, a partire da quelli del centro storico, fino alla riprogettazione della mobilità urbana. La seconda città ospite del convegno è Malaga che è già riuscita ad abbattere le emissioni di Co2 di 6mila tonnellate all'anno. Il progetto della città spagnola, coordinato dall'azienda Endesa, punta infatti a integrare in modo ottimale le energie rinnovabili attraverso l'installazione di pannelli fotovoltaici negli edifici pubblici, l'uso di microgenerazione elettrica negli alberghi e l'installazione di sistemi minieolici. È previsto anche l'uso di stoccaggio di energia in batterie, per la climatizzazione degli edifici, l'illuminazione stradale e la mobilità urbana; per migliorare ulteriormente il sistema si potenzierà l'uso di auto elettriche con l'installazione di colonnine per la ricarica e l'introduzione di una flotta sperimentale di veicoli.

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Tags Correlati: Accenture | Business International | Cisco Systems | Endesa | IBM | Livio Gallo | Malaga | Mario Cucinella | Pisa | Qualità dei prodotti e servizi | Roma | Swatch-Mercedes-ART | Università degli studi di Milano Bicocca

 

Su questi temi Enel sta lavorando con la commissione europea in termini di progettualità nell'ottica della realizzazione delle smart city, ma è già attiva concretamente (come fa Endesa) con l'istallazione dei contatori elettronici, con innovativi progetti di illuminazione pubblica e nella predisposizione di colonnine di ricarica elettrica in alcune città pilota come Roma e Pisa. «Azioni puntuali che dovranno rientrare in un'ottica sistemica – ha detto Livio Gallo, direttore Divisione Infrastrutture e Reti di Enel -. Nel nostro Paese Genova è stata la città pià veloce ma anche Pisa e Roma si stanno attivando in questa direzione. Da parte nostra ogni impegno è finalizzato anche a rendere attivo il cliente e farlo partecipare al processo».

Oggi programmi governativi e politiche aziendali sono il motore di questo modello di sviluppo urbano, ma per il reale successo sarà davvero fondamentale coinvolgere l'utente finale. «Considerando i consumi pro-capite e non per aggregati, le città sono per definizione gli ambienti più sostenibili, va quindi premesso che è decisamente più sostenibile la vita nella grandi città che negli slums» ha detto Guido Martinotti, professore di sociologia urbana all'Università degli studi di Milano Bicocca. «Quindi per realizzare concretamente delle "smart city" serve piuttosto pensare a chi sono e come si comportano le "smart people"».

Per Martinotti il problema non è essenzialmente tecnologico: mobilità e informazione vanno messi in rete e devono essere facilmente accessibili e realmente condivisibili da chi vive in questi luoghi. «Non bisogna dimenticare che le persone nuove oggi sono quelle che vivono negli aeroporti, nei centri commerciali – ha aggiunto il sociologo –, che non sono "non luoghi" come qualcuno li ha definiti, ma i veri luoghi che abbiamo inventato». Le smart city avranno futuro se saranno calibrate sui rapporti sociali in continua evoluzione, sui comportamenti (come il multitasking) che si vanno consolidando.

Anche l'architetto Mario Cucinella manifesta qualche scetticismo nei confronti di un'operazione attenta prima di tutto all'aspetto tecnologico. «Dieci anni fa – ha raccontato l'architetto bolognese – si parlava di edifici ingelliegenti ma con il passare del tempo si è capito che se le persone non sapevano poi come mantenerli o farli funzionare, non aveva senso un prodotto altamente innovativo. Non si può rimandare quindi all'intelligenza domotica l'intelligenza di un edificio. Lo stesso non si potrà fare con le città». Cucinella da sempre lavora con un occhio attento ai temi della sostenibilità ambientale, «il tema dell'energia è prioritario – ha ribadito – ma la tecnologia non risolve tutti i problemi. Bisogna lavorare sulla partecipazione, sugli aspetti emotivi e sensoriali, sulla qualità degli spazi urbani, sull'architettura». Cucinella ha aperto anche un confronto sulla formazione «servono nuove figure professionali, o comunque professionisti che sappiano integrare le diverse discipline, dalla fase di progettazione a quella di pura esecuzione del prodotto finale».

Un appello condiviso a prendersi cura delle città. Puntando sulle innovazioni tecnologiche che stanno trasformando le nostre vite ma che possono trasformare le città in chiave energeticamente sostenibile. Ma non solo.

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