Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 21 ottobre 2010 alle ore 16:58.
La commissione Affari Costituzionali del Senato ha bocciato alcuni emendamenti dell'opposizione che proponevano la non reiterabilità dello scudo giudiziario previsto per presidente della Repubblica e premier dal cosiddetto Lodo Alfano. La maggioranza, compreso il senatore Maurizio Saia di Futuro e Libertà, ha votato contro l'impossibilità di usufruire per più di una volta dello scudo, passando, magari, da una carica all'altra. In questo modo l'ombrello costituzionale del Lodo è legato alla carica e scatta di nuovo se il presidente del Consiglio viene rieletto nella sua carica o viene eletto presidente della Repubblica. Assenti dai lavori i senatori dell'Mpa e dell'Udc.
«La mostruosità giuridica avanza», ha commentato Francesco Pardi dell'Italia dei Valori, mentre Stefano Ceccanti del Pd ha spiegato che «è stata anche bocciata la richiesta di quorum più qualificati per deliberare sulla sospensione dei processi. Con il paradosso che quando viene commesso un reato nell'esercizio delle proprie funzioni c'è un quorum più esigente, se lo si commette fuori dalle proprie funzioni è più sbracato».
Ci sono però altri emendamenti delle opposizioni sulla non reiterabilità della sospensione dei processi che devono essere ancora votati. Come si diceva, sono stati bocciati anche altri emendamenti dell'opposizione che chiedevano una maggioranza qualificata di una Camera per ottenere la sospensione. In questo caso sono stati bocciati i tre emendamenti che definivano il quorum più elevato per deliberare: con maggioranza assoluta, dei tre quinti o dei due terzi. Rimane quindi la possibilità per il Parlamento di concedere la sospensione del processo, anche per reati extrafunzionali, al presidente della Repubblica e al presidente del Consiglio con la maggioranza semplice.
Il dibattito non si ferma neppure a destra. Le centinaia di messaggi apparsi sul web sono un segnale da non sottovalutare: sul Lodo, ascoltiamo quel «popolo del web» che ha manifestato malessere. È questo il senso di un editoriale della finiana Flavia Perina, apparso sul Secolo. «Ma sì - osserva il direttore del giornale - lo sappiamo tutti che sul lodo Alfano c'era una posizione precisa, espressa, da Futuro e Libertà fin da inizio settembre: favorevoli a una tutela »ad personam« delle massime cariche dello Stato, contrari a leggine di salvaguardia che incidano sugli interessi degli italiani. Epperò un movimento d'opinione che si sta costruendo guardando alla modernità e al web dovrà pur tenere conto della vera valanga di dissenso, delusione, amarezza che si è riversata dal suo »pubblico« dopo quel sì in Commissione Affari Costituzionali al Senato».