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Questo articolo è stato pubblicato il 21 ottobre 2010 alle ore 17:39.
MOSCA - Nel giorno dell'insediamento del nuovo sindaco di Mosca, Serghej Sobjanin, ogni parola e ogni segnale vengono presi come un annuncio di cambiamento: come sarà la nuova Mosca, dopo i 18 anni del regno controverso di Jurij Luzhkov? Un segnale importante, in realtà, viene da Strasburgo ed è invece un richiamo alla nuova amministrazione: la Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato la Russia per il no ai Gay Pride Day, per aver negato la libertà di manifestare a una comunità definita satanica da Luzhkov, tra le più marginalizzate nel paese.
Accolta l'istanza presentata da uno degli attivisti omosessuali più noti, Nikolaj Alekseev: per aver violato la Convenzione europea sui diritti dell'uomo, e aver discriminato in considerazione dell'orientamento sessuale, la Russia – che aderisce al Consiglio d'Europa – dovrà pagare ad Alekseev 29.510 euro per danni e spese processuali. «Questo è un colpo decisivo all'omofobia russa», ha commentato Alekseev, secondo cui la decisione di Strasburgo ha un valore simbolico, giungendo proprio nel giorno del debutto di Sobjanin alla guida della città: «Spero che il nuovo sindaco abbia un atteggiamento più progressista del suo predecessore – ha detto Alekseev – e che tenga conto che questa sentenza non condanna solo l'intolleranza nei confronti della comunità gay, ma si riferisce anche alle altre attività pubbliche in città».
Un segnale potrebbe essere già stato lanciato: ai leader dell'opposizione, cui il regime Luzhkov aveva sempre vietato di manifestare, è arrivata dal Comune la proposta di manifestare legalmente in determinati luoghi della città, posti che tuttavia non consentono l'accesso a folle troppo numerose. Per Sobjanin la prova del fuoco sarà il prossimo 31 ottobre, quando come alla fine di ogni mese l'opposizione tenterà di radunarsi per ricordare l'articolo 31 della Costituzione, che garantisce la libertà di manifestazione a ogni cittadino. Finora gli attivisti venivano malmenati dalla polizia e arrestati. «È ovvio che la nostra città ha bisogno di una gestione più aperta ed efficace», ha detto Sobjanin dopo essere stato confermato sindaco dalla Duma cittadina, contrari solo i comunisti.
In realtà si riferiva a corruzione e burocrazia, considerate le due minacce principali allo sviluppo di Mosca. Sul fronte dei diritti umani i suoi primi passi saranno da osservare da vicino: se del nuovo sindaco si sottolineano la discrezione e l'onestà, un'altra cosa certa è che la sua Mosca sarà molto vicina ai desideri di Vladimir Putin.