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Questo articolo è stato pubblicato il 22 ottobre 2010 alle ore 13:40.

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Ivan Basso: "nel 2011 sicuro al Tour, per il Giro devo ancora decidere" (Ansa)Ivan Basso: "nel 2011 sicuro al Tour, per il Giro devo ancora decidere" (Ansa)

«Sarà una scelta sofferta, che prenderò nel corso della stagione. Dobbiamo valutare tante cose: i programmi della squadra, i miei, quelli di Vincenzo. Al momento sono sicuro di fare il Tour, sul Giro devo decidere: siamo al 50% di possibilità». La stretta di mano è forte e sicura, la voce calda e chiara, ma gli occhi di Ivan Basso volano lontano. Mentre gli parli, capisci che lo sguardo di chi quella maglia rosa l'ha portata a casa già due volte (nel 2006 e lo scorso anno) punta già allo Zoncolan, o al Colle delle Finestre, o sull'Etna, le salite che faranno la storia del Giro d'Italia 2011, quello che partendo da Torino celebrerà il 150esimo anniversario dell'unità d'Italia. E nel cuore, poi, batte forte l'amore per il Tour de France, il desiderio di quella maglia gialla che il varesino ha sfiorato senza mai conquistarla. A 33 anni, La Grand Boucle 2011 potrebbe essere l'ultima occasione, visto anche un percorso fatto di tanta salita e poca cronometro, e quindi adatto alle caratteristiche di Basso.

Ivan, il cuore ti dice che l'accoppiata Giro-Tour nel 2011 è fattibile, la ragione ti impone di puntare con decisione alla maglia gialla: alla fine chi vincerà?

Vi confesso che sono molto combattuto. Vedremo. La stagione è appena finita. Dobbiamo pianificare progetti, programmi, tenendo conto degli obiettivi miei, del team, e di quelli di Vincenzo Nibali

Già, Nibali. Tuo compagno di squadra alla Liquigas-Doimo, protagonista lo scorso anno a Giro e Tour, e vincitore della Vuelta di Spagna....

Esatto. Questo è il punto. Vincenzo ha fatto il salto di qualità. Da corridore talentuoso è diventato potenziale protagonista di tutte le principali corse a tappe. Sarebbe un errore non tenerne conto, per me e per la squadra

Un bel rebus. Come risolverlo?

Ripeto: stiamo valutando. Certo si potrebbe anche trovare una soluzione intermedia. Fare entrambi  il Giro e il Tour, ma con obiettivi diversi, l'uno al servizio dell'altro per provare a dividersi maglia rosa e maglia gialla...

Finora siete andati d'amore e d'accordo, ma quella che il ciclismo sia uno sport di squadra è una favola: alla fine vince solo uno...

Tra me e Vincenzo ci sono sette anni di differenza a suo favore. Normale che in prospettiva lui sia il campione emergente, io quello che magari ancora per un paio di stagioni potrà essere competitivo ad alto livello, per poi cominciare a pensare a un ruolo più tattico, strategico in corsa. Sarà la strada a dire quando avverrà il passaggio di consegne. La rivalità tra di noi? Temo di più i tanti avversari che dovremo battere insieme

Belle parole, ma bando alla retorica. Vi scannerete fino all'ultima pedalata...

Con Vincenzo c'è un ottimo rapporto. Lui mi rispetta molto, mi chiede consiglio, osserva come gestisco la squadra, come parlo coi compagni. Credo che questo sia il risultato più bello della nostra convivenza nello stesso team. Per il resto, come detto, sarà la strada a emettere il suo verdetto

Tu varesino, Vincenzo siciliano. Nell'anno del 150esimo dell'Unità d'Italia, siete uno spot sui pedali...

Credo che sia bello per i tifosi italiani avere due campioni così, che rappresentano l'Italia unita a partire da due realtà culturali così distanti e diverse, eppure unite sotto la stessa bandiera tricolore

A proposito: qualche settimana fa il leader della Lega Nord Umberto Bossi ha proposto di creare un Giro ciclistico della Padania. Che ne pensi?

Un Giro della Padania? Abbiamo già il Giro di Lombardia! Pensiamo piuttosto a correre quello, che basta e avanza! (gran risata, ndr)

Certo dal tour de France arriva un bell'omaggio al 150ersimo dell'Italia unita: l'arrivo della 17esima tappa a Pinerolo, dove si diedero battaglia anche Coppi e Bartali...

Mi è sembrata un'idea meravigliosa. E sarà un'annata straordinaria per i tanti appassionati italiani, che nella stessa annata vedranno Giro e Tour sulle nostre strade

Tour de France è sinonimo di Alberto Contador, lo spagnolo vincitore delle ultime tre edizioni e ora coinvolto in un controverso – e ancora solo presunto – caso di doping. La tua opinione?

Sono rivale, ma anche amico, di Alberto, e spero che tutto si chiarisca presto, e in modo definitivo. Per il resto, la parola ora spetta ad avvocati, esperti e tecnici di laboratorio, che sono gli unici che devono avere voce in capitolo in questi casi

Tu hai pagato con due anni di squalifica il coinvolgimento nell'Operacion Puerto (che ha rivelato una rete di doping ematico facente capo al medico spagnolo Fuentes, ndr). Con gli occhi di oggi, chi ha pagato il prezzo più alto: l'Ivan Basso – campione o l'uomo?

Impossibile dirlo. Quando si fanno certi errori, con queste conseguenze così pesanti, paga il ciclista, il campione, ma anche il marito, il papà, perché devi ricostruire in ogni ambito una credibilità che è andata in frantumi. Oggi sono sereno: ho pagato per le mie colpe; chi vuole può consultare sul mio sito tutti i valori del mio passaporto biologico. Credo che anche quella della mia rinascita sia una storia bella da raccontare

Che consiglio daresti a un giovane che magari ora vorrebbe avvicinarsi al ciclismo professionistico?

Quello di crederci, di avere fiducia. Di non lasciarsi condizionare dai fatti pur gravi di cronaca, e da quanto di brutto ancora emerge dal nostro sport. Stiamo facendo molto per essere puliti te trasparenti. È l'amore che la gente ha nei nostri confronti che ce lo impone. Già penso alle migliaia di tifosi che ci aspetteranno in cima allo Zoncolan o al Galibier. Come fai a tradirli?

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