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Gli Stati Uniti vendono all'Arabia Saudita aerei militari per 60 miliardi di $

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Questo articolo è stato pubblicato il 22 ottobre 2010 alle ore 12:32.

Il Pentagono ha notificato al Congresso il proposito di vendere all'Arabia Saudita forniture militari per 60 miliardi di dollari da consegnare nei prossimi 15/20 anni. Il Congresso ha ora un mese per modificare o ratificare il mega-programma di aiuti militari a Riad prima che il Pentagono e le industrie coinvolte nell'affare (principalmente Boeing) discutano i dettagli tecnici e finanziari.

La notizia era già stata anticipata in settembre quando emersero i negoziati tra Washington e Gerusalemme nei quali la Difesa israeliana ha ottenuto che i jet destinati ai sauditi non venissero dotati di armi aria-terra a lungo raggio. Il vice-segretario di stato Andrew Shapiro, annunciando l'accordo raggiunto con l'Arabia Saudita, ha detto di non attendersi alcuna obiezione da parte di Israele che ha tutto l'interesse a vedere potenziati gli arsenali delle monarchie arabe del Golfo ostili all'Iran e che, secondo indiscrezioni non smentite, avrebbe da tempo stipulato un accordo segreto con Riad per consentire ai cacciabombardieri con la Stella di David il diritto di sorvolo del regno saudita in caso di blitz contro i siti atomici iraniani. Gerusalemme ha di recente ordinato a Lockheed Martin 20 cacciabombardieri F-35 Lightning II (il cacciabombardiere di ultima generazione del programma Joint Strike Fighter) ma è previsto che ne acquisti in futuro almeno un centinaio.

«Il programma intende promuovere la sicurezza regionale e aumentare le capacità di difesa di un partner importante», ha dichiarato Shapiro, e la vendita si trasformerà «in un beneficio per la sicurezza nazionale americana». Più esplicito era stato nei giorni scorsi il portavoce del Dipartimento di stato, Philip Crowley, che aveva sottolineato come la vendita delle armi ai sauditi mirasse a venire incontro «'alle inquietudini ben comprensibili di Riad e di altri paesi sulla espansione iraniana». Il "pacchetto" comprende 84 nuovi cacciabombardieri F-15 che probabilmente, a differenza di quanto anticipato, non saranno nella nuova versione "Silent Eagle" realizzata con tecnologie stealth (che riduce la visibilità ai radar) e destinata ad essere fornita alla Corea del Sud e forse a Singapore. Secondo indiscrezioni i sauditi dovranno accontentarsi di una versione avanzata dell'F-15E "Strike Eagle", velivolo comunque ben superiori ai Mig-29 schierati dall'Iran.

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Tags Correlati: Accordi e joint ventures | Ah-64 Apaches | Andrew Shapiro | Arabia Saudita | Aviazione Militare | Boeing | Gps Jdam | Iran | Israele | Joint Strike Fighter | Martin Lockheed | Philip Crowley | Stati Uniti d'America

 

Verranno inoltre ammodernati oltre 70 caccia F-15 da anni in servizio dalla fine degli anni '80 con l'aeronautica del regno saudita e saranno forniti radar e un numero imprecisato di bombe di precisione a guida Gps Jdam (Joint Direct Attack Ammunition) missili anti nave e anti radar Harm. Un arsenale con funzioni di deterrenza nei confronti di Teheran che consentirà di dominare lo spazio aereo del Golfo e di condurre incursioni aeree in profondità. Nel contratto all'esame del Congresso di Washington è presente anche un'imponente flotta elicotteristica composta da 70 Ah-64 Apaches da combattimento, 72 Blackhawk multiruolo e 36 Little Bird da osservazione ed esplorazione.

Al di là del valore operativo e finanziario degli equipaggiamenti, «la lista della spesa» saudita comporterà la rinnovata presenza di centinaia di tecnici civili e militari statunitensi necessari a mantenere efficienti i mezzi e ad addestrare piloti e specialisti sauditi. L'importante commessa fa parte di un programma più ampio di riarmo dei Paesi arabi del Golfo in funzione anti-iraniana che prevede forniture statunitensi per 7 miliardi di dollari al Kuwait, per 12 miliardi all'Oman e per 35 miliardi agli Emirati Arabi Uniti.

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