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Questo articolo è stato pubblicato il 23 ottobre 2010 alle ore 15:32.
Rilancia la "leggina" anticorrotti, difende la scelta di votare il lodo Alfano schierandosi però allo stesso tempo dalla parte del Capo dello Stato, avverte che sulla riforma della giustizia sarà bene consultare Fli preventivamente per evitare sorprese e che se non si trovano i fondi necessari sarà meglio «ritirare» il ddl Gelmini sull'università. Gianfranco Fini corre ai ripari. Le critiche piovutegli addosso dopo il via libera al Lodo gli impongono un surplus di iniziativa.
Il presidente della Camera e leader di Fli allarga così il raggio d'azione. Il tema della "legalità" resta "fondante", tant'è che proprio su questo oggi ad Asolo si confronterà con Massimo D'Alema in occasione della chiusura della due giorni organizzata dalle loro fondazioni, Farefuturo e Italianieuropei. Ma il leader di Fli avverte anche la necessità di non rimanere incagliato in un dibattito che rischia di confinarlo nel mero antiberlusconismo propagandato da una parte dei sui sostenitori: «Discutiamo sempre di giustizia e mai di precari», ha detto non a caso ieri durante il suo tour in Puglia, sottolineando che Fli si rivolge «ai moderati del centrodestra» e a quanti non vanno più a votare perché stanchi di «promesse non mantenute». Va letto in questa chiave anche l'attacco sui tagli all'università, al ministro dell'Economia Giulio Tremonti che invece – ha ricordato – quando si «è trattato d trovare le risorse per le quote latte che interessavano alla Lega i fondi chissà come mai sono saltati fuori». Se non si trovano i soldi allora «meglio che la riforma Gelmini sia ritirata» perché spiega «i tagli previsti per l'università italiana non sono sopportabili in quanto ci sarebbe un tale sbilancio tra la spesa per il personale e i fondi ordinari per cui sarebbe impossibile pagare gli stipendi e queste non sono opinioni politiche ma matematiche».
Certo il tema della giustizia, della legalità resta inevitabilmente preponderante ma solo «da noi – insiste – compromesso è una parolaccia». Fini sta bene attento a non compiere accelerazioni che potrebbe essere costretto domani a non rispettare. È rimasto scottato dalla reazione sul sì al lodo nonostante anche ieri abbia ripetuto che il testo approvato al Senato non è «una legge ad personam» bensì una tutela della funzione del premier, i cui processi «non sono cancellati ma solo sospesi» e solo una visione «superficiale» non fa percepire la sostanziale differenza. Comunque per evitare equivoci ha ribadito il no a leggi come il processo breve e il ddl intercettazioni. Quanto alla riforma della giustizia Fini ha detto che è "interesse" del ministro Alfano «coinvolgere preventivamente» Fli nella stesura dell ddl costituzionale e in ogni caso niente è scontato: «Vedremo quale testo sarà presentato in Cdm, se ci sono emendamenti e che sorte avranno, solo al termine, per dovere di serietà, si potrà esprimere un giudizio». E su una sua futura premiership dice: «Sarei ipocrita a tirami indietro, ma ho realismo, senso della misura, piedi per terra. E in democrazia i leader li scelgono gli elettori».