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Questo articolo è stato pubblicato il 24 ottobre 2010 alle ore 06:37.
NEW YORK. Dal nostro inviato
Forse è il capolavoro pop di Andy Warhol. Una sua creatura è diventata la nuova eroina dei Tea Party, il movimento libertario, conservatore e antistatalista che ha monopolizzato la scena politica americana e non fa dormire sonni tranquilli a Barack Obama. La batterista dei Velvet Underground, il gruppo d'avanguardia lanciato da Warhol a metà degli anni 60, è un'appassionata militante del movimento populista liquidato come super trash dall'intellighenzia liberal.
Maureen, detta "Moe", Tucker suonava la batteria con Lou Reed, John Cale e Sterling Morrison. Andy Warhol era l'artista che aveva interpretato meglio di chiunque altro lo spirito di quegli anni. Una sera andò ad ascoltarli al Café Bizarre di New York. I Velvet Underground erano sconosciuti. Su suggerimento del regista Paul Morrissey, Warhol produsse il loro primo album, disegnò la copertina del disco (la banana gialla), aggiunse al gruppo la cantante e modella Nico e li trasformò in un mito. I Velvet diventarono la band più cool del pianeta, la quintessenza di una stagione indimenticabile, un inavvicinabile modello di art rock per generazioni di musicisti. La rivista Rolling Stone li ha messi al numero 19 della lista dei migliori 100 artisti di tutti i tempi. Il gruppo si sciolse nel 1973 e si riformò brevemente nel 1990.
Lou Reed ha continuato a fare Lou Reed. John Cale ha continuato una dignitosissima carriera solista. Nico e Morrison non ci sono più. Moe Tucker si è trasferita con i suoi cinque figli in Georgia. Ha continuato a suonare in qualche disco di Lou Reed, ha prodotto un paio di dischi solisti, ha messo su un gruppo. All'inizio degli anni 80 è stata assunta da WalMart, settore distribuzione, quella catena di centri commerciali a prezzi stracciati che è il simbolo più eclatante della grande provincia americana e il luogo più distante dalla scena downtown degli anni Velvet.
Un anno e mezzo fa, una tv locale ha trasmesso un servizio su una protesta dei Tea Party a Tifton, in Georgia. Dopo due minuti e mezzo, sullo schermo è comparsa una signora, identificata nel sottopancia come "Maureen Tucker, supporter dei Tea Party". La militante ha detto di essere furibonda perché l'America stava sprecando denaro e stava correndo verso il socialismo. Diciotto mesi dopo il servizio è stato messo su YouTube. Per giorni la rete si è chiesta se fosse la Maureen Tucker dei Velvet. Sì, era lei, ha confermato l'Huffington Post. Sì, sono io, ha detto lei stessa in un'intervista al Riverfront Times di St. Louis. Non sono impazzita, ha spiegato: chi mi conosce sa che non sono stupida, ignorante o razzista; ho votato per i democratici per tutta la vita, ma quando ho sentito Barack Obama promettere un futuro dorato per tutti mi sono chiesta chi diavolo dovesse pagare questa utopia. «Nessun paese può fornire tutto a tutti».