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Questo articolo è stato pubblicato il 25 ottobre 2010 alle ore 17:18.
Era dal 1978 che non vedevamo un azzurro tra i magnifici otto del Masters. Da quando, cioè, Barazzutti (attuale capitano dei team italiani di Davis e Fed Cup) fu l'ultimo dei nostri ad intrufolarsi nel torneo delle stelle. Per la cronaca, Corrado non vinse nemmeno una delle tre partite del girone, conquistando un unico set nella sfida con Raul Ramirez. Tre anni prima, anche per Panatta si erano dischiuse le porte del torneo dei "maestri". Ma un Adriano non ancora laureato a Parigi non ebbe più fortuna di quanta ne avrebbe avuta il suo collega friulano. Tre incontri, tre sconfitte e un solo set, strappato a Nastase.
A questo punto, gli appassionati più attenti e dotati di memoria potrebbero avere qualcosa da ridire. Dopo Barazzutti, qualcuno potrebbe obiettare, ci furono non una ma due azzurre capaci di partecipare ad un totale di cinque edizioni del Masters femminile.
Vero. Raffaella Reggi si qualificò per il Virginia Slims Championships nell'86, '87 e '89 mentre il nome di Silvia Farina fece capolino nel tabellone del Sanex Championships nel 2001 e del Wta Tour Championships dell'anno successivo. Nomi diversi per indicare la medesima gara. Non esattamente la stessa che giocarono Panatta e Barazzutti, però. Non la stessa che sta per affrontare Francesca Schiavone.
C'è infatti un particolare a fare la differenza. Nelle edizioni che ospitarono in tabellone le pur meritevoli Reggi e Farina, non erano le migliori 8 del mondo a sfidarsi, ma le prime 16. Lungi dell'essere una banale sfumatura, tale formula è in grado di stravolge il significato stesso del torneo. Non tanto in relazione al nome delle vincitrici, quanto per la difficoltà di accedervi oltre che, naturalmente, per il prestigio che ne deriva. Ecco perché non è del tutto scorretto datare al lontano '78 l'ultima presenza italiana in un vero Masters…
E ora eccoci qua, con Francesca pronta a dare battaglia sui veloci campi di Doha. La stessa Schiavone che abbiamo visto trionfare, a sorpresa, sul centrale del Roland Garros. La leonessa che abbiamo ammirato mentre lottava fino all'ultimo 15 ai quarti di finale degli Us Open, prima di arrendersi ad un divinità del tennis come Venus Williams.