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Questo articolo è stato pubblicato il 25 ottobre 2010 alle ore 20:54.
La Procura di Milano ha chiuso le indagini, in vista della richiesta di rinvio a giudizio, nei confronti di quattro persone tra cui l'ex titolare della Research Control System, Roberto Raffaelli, l'imprenditore Fabrizio Favata, e il fratello del presidente del Consiglio Paolo Berlusconi, per la vicenda del «passaggio di mano» dell'intercettazione Fassino-Consorte («abbiamo una banca») ai tempi delle indagini sul tentativo di scalata di Unipol a Bnl.
Paolo Berlusconi, come si legge nell'avviso di conclusioni indagini firmato dal pm Maurizio Romanelli, è indagato non solo per ricettazione e millantato credito ma anche per concorso in rivelazione e utilizzazione del segreto d'ufficio, in «qualità di editore del quotidiano il Giornale» che il 31 dicembre 2005 pubblicò la conversazione intercettata tra Fassino e Consorte nonostante fosse coperta ancora da segreto istruttorio.
Il premier non è indagato nell'inchiesta. Secondo quanto si legge nell'avviso di conclusione, Roberto Raffaelli, l'imprenditore che era capo della Rcs, società che forniva alla Procura le attrezzature per le intercettazioni, avrebbe rivelato il contenuto della nota intercettazione («Abbiamo una banca») ad altre due persone (ora indagate), tra cui l'imprenditore Fabrizio Favata.
Queste, a loro volta,avrebbero rivelato la conversazione a Paolo Berlusconi che,ricevuto il nastro della telefonata su una «pen drive», secondo quanto si legge, lo avrebbe girato «al quotidiano «Il Giornale».
Secondo la ricostruzione del pm, la rivelazione del segreto, così determinatasi, sarebbe avvenuta in favore di «Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio in carica». Nell'avviso di conclusione delle indagini il premier risulta parte lesa per il tentativo di estorsione messo in atto dall'imprenditore Fabrizio Favata, che «mediante contatti telefonici e personali con l'avvocato Ghedini Niccolò» e con un collaboratore del suo studio, aveva minacciato «di denunciare all'Autorità Giudiziaria» o «di riferire a testate giornalistiche» la vicenda del passaggio di mano del nastro, in cambio di denaro.