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Questo articolo è stato pubblicato il 26 ottobre 2010 alle ore 12:12.
L'Europa mostra un'anacronistica riluttanza nel «riconoscere la realtà della Cina come economia di mercato». Lo ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che si trova in visita di Stato a Pechino, in un discorso alla Scuola Centrale del Partito Comunista Cinese. Napolitano ha parlato di un «disegno europeo che incontra timidezze, resistenze miopie, di cui rischiano di fare le spese anche le relazioni con la Cina.
«Finora le potenzialità del dialogo fra la Cina e l'Unione Europea sono solo state sfiorate. È aperto dinanzi a noi un ben più vasto orizzonte. Esploriamolo insieme», ha detto Napolitano. «Un'Europa ancor più fortemente integrata, soggetto politico globale, capace di esplicare tutte le potenzialità che i Ventisette insieme possiedono - ha detto- può intavolare un dialogo fra eguali con la Cina e, insieme con la Cina, con quella parte del mondo che usavamo chiamare Sud. Possiamo passare dall'interdipendenza economico-finanziaria ad una cooperazione interattiva reciprocamente vantaggiosa. L'Italia riafferma il suo impegno di fondo in questo senso».
Napolitano riconosce il ruolo di seconda potenza mondiale della Cina, il suo rapido successo economico. «Quando la grave crisi finanziaria del 2008 si è abbattuta sul mondo industrializzato, la Cina è stata locomotiva dell'economia mondiale e con i tassi di sviluppo stellari che ha mantenuto continua a farlo» .
«Gli enormi progressi cinesi - ha detto Napolitano - non si misurano sono nella sfera economica. Il cammino intrapreso dalla Cina sulla via delle riforme politiche, del rafforzamento dello Stato di diritto, del rispetto dei diritti umani, così come dell'apertura e liberalizzazione dei mercati, è di fondamentale importanza per una armoniosa integrazione in un sistema internazionale aperto e per una piena sintonia con l'Europa. Sono profondamente convinto che sia nell'interesse cinese portare avanti, in piena autonomia, questo processo»».
Il presidente italiano invita i cinesi a «non sottovalutare l'Europa» e la potenzialità del suo progetto di integrazione regionale e parla dell'Europa unita come fattore di stabilità, di pace e di sviluppo. Difende l'euro e e ne vanta le virtù di fronte agli effetti della crisi del 2008-2009: «Guai se non avessimo avuto l'euro», dice.