Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 27 ottobre 2010 alle ore 06:40.
ROMA
L'Italia scende ancora nella classifica di Transparency International sulla percezione della corruzione nella pubblica amministrazione, che quest'anno la vede al sessantasettesimo posto a livello mondiale con 3,9 punti, dopo il Ruanda (66esimo con 4 punti) e immediatamente prima della Georgia (68esima con 3,8 punti). Rispetto al 2009, quando era al 63esimo posto con 4,3 punti, l'Italia perde così quattro posizioni. Il "Transparency International corruption perceptions index" è la graduatoria «più credibile e accurata della corruzione nella pubblica amministrazione» come fa notare il Guardian nell'edizione online. Il Cpi attribuisce ai paesi un punteggio da 0 a 10, dove lo "0" indica massimi livelli di corruzione e il "10" i più bassi. Non desta sorpresa che i paesi più corrotti siano anche quelli con governi più instabili, spesso teatro di conflitti. Afghanistan e Myanmar per esempio, quest'anno condividono il penultimo posto nella classifica dei 178 paesi esaminati con un punteggio di 1,4; mentre la Somalia è ultima con 1,1 punti. In testa alla graduatoria ci sono - a pari merito - Danimarca, Nuova Zelanda e Singapore. Va però detto che l'indicatore di Transparency viene criticato da organismi internazionali come l'Ocse che considerano imprecisi, per ragioni tecniche, i punteggi assegnati alle varie nazioni.