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Questo articolo è stato pubblicato il 29 ottobre 2010 alle ore 08:16.
«Spazzatura mediatica». Così da Acerra, dove ieri mattina era arrivato per l'emergenza rifiuti, «la spazzatura vera», Silvio Berlusconi bolla i resoconti giornalistici sul "Rubygate", già ribattezzato il caso del «bunga-bunga», che ha per protagonista la minorenne marocchina presunta ospite di alcune feste ad Arcore alla presenza del premier e al centro di un'inchiesta giudiziaria per favoreggiamento della prostituzione nella quale sarebbero già indagati il direttore del Tg4 Emilio Fede, l'agente Lele Mora e l'ex igienista del premier oggi consigliere regionale lombarda, Nicole Minetti. Ma Berlusconi dice anche qualcos'altro: «Sono una persona di cuore e mi muovo sempre per aiutare chi ha bisogno di aiuto», una frase che suona come un'ammissione della presunta telefonata partita da Palazzo Chigi verso la questura di Milano per far rilasciare la ragazza arrestata dalla polizia per furto. Poi impone lo stop alle domande facendo suo quello che definisce «il metodo Annozero, niente contraddittori ma accuse e insulti a iosa».
Quell'accenno alle ragioni del «cuore» però è una vera e propria bomba, nonostante la questura milanese in serata abbia smentito il rilascio della ragazza per il pressing di Palazzo Chigi. «Se la telefonata alla Questura di Milano fosse vera, ci troveremmo di fronte a un grave abuso», ha detto Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd al Senato, chiedendo l'intervento immediato del governo in Parlamento. E il segretario democratico Pierluigi Bersani ha aggiunto: «Vada a casa, se ha buon cuore – ironizza – ce ne sono migliaia di arrestati per furti...». Lo ripete anche l'Idv di Di Pietro. Tace invece l'Udc.
Berlusconi nel frattempo è già volato a Bruxelles per il vertice con i capi di Stato. Il Cavaliere ostenta sicurezza, sorride: «Visto che casino che mi hanno combinato? Sul nulla...», dice andando incontro ad alcuni fotografi. Ma nel partito l'allarme è altissimo, anche perchè si somma alla preoccupazione per le numerose fibrillazioni interne, cui faticosamente si sta cercando di rimediare.
Lo stato maggiore del Pdl fa quadrato attorno al premier. Il coordinatore Sandro Bondi parla di «inciviltà che minaccia di corrodere le fondamenta della nostra vita democratica e di incanalare nuovamente la vita politica verso esiti distruttivi». Mentre il capogruppo alla Camera del Pdl Fabrizio Cicchitto se la prende con il quotidiano Repubblica per «l'ennesimo contributo all'imbarbarimento della lotta politica». La Lega resta invece silenziosa. Roberto Maroni, ministro dell'Interno e quindi chiamato in causa dall'opposizione per la la presunta telefonata, evita di rispondere alle domande sul Rubygate con un secco «parliamo di politica». Fatto sta che molti temono per un'ulteriore escalation. Primo fra tutti Berlusconi, convinto che sia in atto una vera e propria offensiva «mediatico-giudiziaria» per affossarlo. Il premier nei giorni scorsi aveva preferito restare ad Arcore. Ha cercato di restituire l'immagine del governo del fare andando ad Acerra prima e a Bruxelles poi. Ma quella mezza ammissione, quella voce dal sen fuggita rischia di trasformarsi in un pericoloso boomerang. (B. F.)