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Questo articolo è stato pubblicato il 28 ottobre 2010 alle ore 09:15.
Aung San Suu Kyi potrebbe essere rilasciata dopo le elezioni del 7 novembre in Birmania. Lo ha ipotizzato il ministro degli Esteri del regime, Nyan Win secondo quanto rivelato da una fonte diplomatica presente alla riunione dell'Associazione dei Paesi del sud-est asiatico
(Asean) ad Hanoi, in Vietnam.
San Suu Kyi, leader dell'opposizione birmana e fondatrice della Lega Nazionale per la Democrazia oltre che vera e propria icona della lotta per la difesa dei diritti umani (alla figlia dell'eroe dell'Indipendenza birmana, il generale Aung San, nel 1991 è stato conferito il premio Nobel per la pace), è praticamente agli arresti domiciliari da oltre 20 anni.
Già a settembre la giunta militare aveva fatto trapelare l'intenzione di rilasciare l'attivista a metà novembre, non permettendole quindi di partecipare alle imminenti elezioni, le prime degli ultimi venti anni.
La sua ultima condanna agli arresti domiciliari da parte del duro regime militare al potere risale all' 11 giugno del 2009, quando al premio Nobel che ha anche vari problemi di salute, vennero comminati 18 mesi di reclusione per violazione della normativa della sicurezza. Precedentemente, a seguito di un altro processo pretestuoso San Suu Kyi era stata condannata per violazione della detenzione domiciliare a causa del raggiungimento a nuoto da parte di un mormone statunitense dell'abitazione della leader agli arresti.