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Questo articolo è stato pubblicato il 28 ottobre 2010 alle ore 17:03.
Il giudice Massimo Maiello della corte d'appello di Milano ha deciso la scarcerazione di Marinella Colombo, la manager milanese che aveva sottratto i figli all'ex marito in Germania e per questo era stata raggiunta da un mandato di arresto internazionale da parte delle autorità tedesche. Il giudice di Milano, contestualmente alla scarcerazione, ha deciso però di imporre l'obbligo di firma alla donna.
Ieri la donna milanese con i suoi due figli contesi tra Italia e Germania, era andata al Tribunale dei minori per discutere del ricorso contro l'ordine di rimpatrio dei suoi bambini, di 7 e 11 anni, emesso dai giudici tedeschi, ed è stata arrestata. Era latitante da otto mesi perché nei suoi confronti era ancora in vigore un mandato di cattura europeo del marzo scorso per sottrazione di minori. La Colombo, in febbraio, era andata in Germania per riprendersi i figli che le forze dell'ordine, su mandato della magistratura tedesca, avevano prelevato a sua insaputa dalla scuola che frequentavano a Milano, nel maggio del 2009.
Per portarli in Italia e tenerli con sé, dopo la rottura del matrimonio con il tedesco Tobias Ritter, Marinella Colombo era già stata in carcere, anche se per poche ore, nel 2008, a causa di un primo mandato di arresto, sempre per sottrazione di minori, per averli portati in Italia. Vi rimase qualche ora per avere poi l'obbligo di dimora. La Corte d'appello di Milano non concesse però l'arresto e l'estradizione chiesti dalla Germania. Marinella Colombo, da allora, aveva ricominciato a vivere, a mandare a scuola i figli quando, nel maggio dell'anno scorso, era stata data esecuzione al provvedimento dei giudici tedeschi che le avevano tolto i figli per riportarli dal padre. A febbraio 2010, la decisione di andare a riprenderseli, con la conseguenza di un nuovo mandato d'arresto, eseguito ieri.
«All'uscita dall'aula ci aspettavano due carabinieri che ci hanno comunicato l'esecuzione del provvedimento» ha spiegato ieri il suo legale, Laura Cossar, che ora ricorrerà nuovamente alla Corte d'appello perché sia respinta anche la nuova richiesta di estradizione. «Anche perché la Cassazione - spiega ancora l'avvocato - ci ha dato ragione una prima volta e ha detto che era legittimo che avesse portato con sé i figli, solo che, non essendo giudice di merito, non ha potuto revocare il mandato».