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In Italia la crisi è costata alle banche 38 miliardi

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Questo articolo è stato pubblicato il 29 ottobre 2010 alle ore 06:36.

«Le banche italiane hanno pagato direttamente il costo della crisi con perdite su crediti pari nel triennio 2008-2010 a circa 38 miliardi, di cui 23 attribuibili all'eccezionalità del contesto macroeconomico». Il presidente dell'Abi, Giuseppe Mussari, ha gettato sul piatto della discussione questa cifra-shock sottolineando che paradossalmente «per una volta si può essere orgogliosi di un dato negativo perchè quei 23 miliardi sono stati sostenuti con i nostri patrimoni e con i nostri conti economici, dunque abbiamo retto all'urto e questo dato negativo non si è certo determinato per nostre responsabilità o per nostre carenze di analisi. «Abbiamo attraversato la cruna dell'ago, ma poteva essere molto peggio» ha aggiunto Mussari, che ieri ha comunque tenuto a lanciare un messaggio di ottimismo per le prospettive future, citando il cantante "nazional popolare" Luciano Ligabue. E ha anche spiegato che se il peggio è stato evitato è stato grazie al governo e al ministro dell'Economia, Giulio Tremonti «che sono stati bravi» seguendo la linea del rigore dei conti.

Mussari ha poi affrontato il "nodo" Basilea tre:«Le norme in via di approvazione sono frutto di un grande rigore e richiedono ai sistemi bancari sforzi notevoli - dice Mussari –. La nuova normativa dovrà trovare attuazione omogenea non solo in Europa ma a livello globale. Dovrà essere in grado di ridurre lo spazio al "sistema bancario ombra", impedendogli di agire al di fuori delle regole di vigilanza». Entrando nel merito del problema delle imposte differite attive il presidente dell'Abi ha spiegato che «diversamente da altri Paesi, non derivano per le banche italiane da perdite pregresse. La soluzione del problema delle imposte differite attive non è materia delle sole banche, ma riguarda, indirettamente, l'intera economia. È interesse di tutti trovarla, per permettere di preservare il pieno riconoscimento delle imposte differite attive nel patrimonio di vigilanza». Il numero uno di Palazzo Altieri, che ieri ha anche spezzato una lancia a favore di una rapida nomina del nuovo presidente della Consob, ha poi affermato che in cima agli impegni del sistema bancario c'è l'azione per garantire una maggiore trasparenza nei rapporti con la clientela: «La vera tutela del cliente è metterlo in condizione di scegliere consapevolmente il prodotto più adeguato alle sue esigenze e consentire poi che la concorrenza esplichi i suoi effetti positivi sui prezzi dei prodotti e dei servizi». Un'affermazione che ha ottenuto un commento molto positivo da parte del governatore Draghi: «Naturalmente – ha detto Draghi durante il suo intervento – le parole di Mussari sono state musica per le orecchie». Quanto ai rapporti con il governo e alla questione fiscale, Mussari ha affermato che «se con responsabilità non chiediamo oggi variazioni del regime fiscale, domandiamo con grande fermezza che non vi siano aggravi derivanti dall'introduzione di tasse europee in qualsiasi forma e per qualsiasi finalità esse siano proposte». Le banche italiane, ha spiegato Mussari, «sperimentano una rilevante pressione fiscale, in sensibile crescita negli ultimi anni: siamo al 44%, con uno scarto rispetto alle altre banche europee di circa 15 punti in media nel periodo 1998-2008. È uno svantaggio competitivo».

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Tags Correlati: Abi | Associazioni di categoria | Consob | Europa | Giulio Tremonti | Giuseppe Mussari | Luciano Ligabue

 

IN CIFRE
38 miliardi
Il costo della crisi
Secondo l'Abi, le banche italiane hanno pagato il costo della crisi con perdite sui crediti pari, nel triennio 2008-2010, a circa 38 miliardi. Dell'ammontare totale, 23 miliardi sono attribuibili, secondo il presidente Giuseppe Mussari, «all'eccezionalità del contesto macroeconomico».
44%
La pressione fiscale
Secondo l'Associazione bancaria italiana, le banche del paese subiscono una pressione fiscale in costante crescita e oggi arrivata al 44%, 15 punti in più, in media, degli istituti europei.

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