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Questo articolo è stato pubblicato il 29 ottobre 2010 alle ore 08:57.
L'ultima modifica è del 29 ottobre 2010 alle ore 10:53.
Fra spazzatura vera e virtuale, la legislatura rischia di affondare nelle sabbie mobili. Il momento è molto delicato e confuso. Da un lato ci sono i dati sulla disoccupazione esposti dal governatore della Banca d'Italia, sui quali stavolta si dice del tutto d'accordo il ministro Tremonti («sono stati superati alcuni equivoci»): una disoccupazione che non può essere curata se il tasso di crescita resta all'uno per cento. Sono questioni di interesse nazionale che interpellano le responsabilità della politica.
Dall'altro ci sono le polemiche, le rivelazioni, i veleni, le accuse che investono con violenza il presidente del Consiglio. Una miscela in cui è sempre più difficile distinguere il vero dal falso, ma che genera crescente sconcerto e pone interrogativi cruciali. Il primo dei quali riguarda la capacità di Berlusconi di continuare a esercitare il suo ruolo istituzionale con la dovuta serenità e la necessaria efficacia.
La sensazione è che si stia creando un pericoloso corto circuito, ben rappresentato dall'estenuante trattativa intorno al lodo Alfano, il famoso scudo giudiziario. Un tema che l'opinione pubblica percepisce con difficoltà e che si trascina da settimane occupando le pagine dei giornali. Nel migliore dei casi il «lodo» è destinato a dispiegare i suoi effetti dalla prossima legislatura, ma quasi nessuno è disposto a scommettere sul fatto che riuscirà a superare prima il referendum previsto dalla Costituzione.
È pur vero, peraltro, che quasi tutti i protagonisti della scena politica sono incerti su come muoversi. Il più indeciso continua a essere il premier, da molti descritto come depresso e stanco. Dopo giorni di silenzio, Berlusconi ha parlato ad Acerra, ma la sua uscita non è stata felice. Ha finito per confermare l'intervento a favore di una misteriosa ragazza marocchina trattenuta mesi fa in Questura a Milano sotto l'accusa di furto: «Sono una persona di cuore, aiuto chi ha bisogno». Così l'opposizione si è trovata in mano un'ottima carta, perché l'immediato rilascio della ragazza sembra avvenuto su pressione da Palazzo Chigi e sulla base di una bizzarra menzogna, essendo stato comunicato che si trattava della nipote del presidente egiziano Mubarak.